aperiqualunquecosa

In origine era l’aperitivo, quello di cui con grande orgoglio Torino vanta la paternità. Pare certa la sua data di nascita: è il 1786 quando Antonio Benedetto Carpano fa la sua fortuna inventando il vermut, una bevanda per signore ottenuta miscelando erbe e spezie con il vino moscato che renderà la liquoreria sotto i portici dell’attuale Piazza Castello un punto di riferimento per la città.
Apprezzato persino da Vittorio Amedeo III e dalla famiglia reale tutta; Camillo Benso, Massimo d’Azeglio, Giuseppe Verdi o Arrigo Boito sono ricordati tra gli illustri frequentatori della bottega divenuta famosa per la bevanda da bere prima dei pasti.
Ma la blasonata e fulgida carriera dell’aperitivo ha subito negli ultimi anni non pochi colpi: allo sventurato è toccato prima schivare la minaccia di malefici buffet ed altrettanto malefici “happy hour” ed “all you can eat” e come se non fosse già abbastanza, oggi è costretto a difendere la sua dignità ed il suo onore da fanatici coniatori di improbabili neologismi.
Basta dare uno sguardo sul web per scoperchiare il vaso di pandora degli aperiqualcosa.

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Ci sono gli aperiparty, c’è l’oramai diffusissima apericena, o aperidinner se preferite, e per non far torto a nessuno ci sono anche l’aperipranzo e l’aperibrunch.
Impazza da tempo l’aperipizza e per par condicio ecco che qualcuno si inventa anche l’aperipiada e l’aperiquiche.

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Se amate il pesce, poi, non avete che l’imbarazzo della scelta, ci sono l’aperisushi, l’aperimare e l’aperifish.
L’ultima frontiera è senza dubbio l’aperitage, che per i pochi che non l’avessero capito sarebbe l’aperitivo vintage, ma se siete mamme non potete perdere l’aperipasseggino e se siete dal parrucchiere l’aperiphon certamente fa al caso vostro.
La novità assoluta è però per gli amanti del fitness che possono consolarsi con un aperizumba o un aperiwellness.
Giuro solennemente che quanto sopra riportato non è frutto della mia viva e fervida immaginazione, bensì di una semplicissima ricerca sul web e sui social media.
Colgo l’occasione per porgere le mie scuse a nome dei bizzarri coniatori di aperiqualcosa al buon Antonio Benedetto Carpano che, sono certa, mai avrebbe immaginato di poter un giorno essere l’inconsapevole ispiratore di tanti strampalati neologismi.
Ed ora però, restituiteci l’aperitivo!

         

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Lydia Capasso

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