L’intera storia della letteratura, della filosofia, della scienza e delle arti sembra sia attraversata dal cibo e dalla cucina come da un ruscello sotterraneo che di tanto in tanto emerge in superficie.
Partendo da questo assunto, Laura Grandi e Stefano Tettamanti hanno costruito il loro “Sillabario Goloso”, un volume che scorrazza tra Cervantes e Goethe, tra Keith Richards e Marinetti, collezionando citazioni e aneddoti che dimostrano come la gastronomia entri prepotentemente nella narrazione, nella poesia, nella riflessione.
Si scopre così che David Hume, il grande filosofo scozzese, aspirava a costruirsi una seconda vita consacrata alla cucina, per la quale riteneva di possedere un gran talento, e che Evelyn Waugh era talmente ghiotto e senza cuore da sottrarre ai tre figli le prime tre banane che avessero mai visto e divorarle sotto i loro occhi.
E se lo scrittore statunitense Philip Roth suscita quasi tenerezza per la sua difesa appassionata di Mc Donald’s, soprattutto quando afferma che ha le migliori patatine fritte del mondo, il Nobel per la letteratura Sinclair Lewis, considerato l’inventore della parola “brunch”, attribuisce ai capitoli del suo romanzo “L’amore in automobile” titoli come “Studi per diventare ingegnere e far delle frittate” o “L’intimità della cucina”, tanto per non lasciare dubbi. Addirittura la preparazione fallita di un coq au vin potrebbe aver causato espulsioni dall’Internazionale Situazionista da parte di un Guy Debord probabilmente indignato dall’insipienza di chi aveva fatto esplodere la pentola a pressione. Perché gli intellettuali hanno uno stomaco e un palato, ed entrambi rivendicano i propri diritti più spesso di quanto la nostra immagine romantica di loro ci faccia pensare.
Insomma, senza pentole e padelle, carne di montone e gin, farina e caviale, l’intera storia culturale dell’umanità, sembrano dire gli autori, non sarebbe stata la stessa.
Articolato in voci tematiche (dal caffè al pane, dal Martini agli spaghetti) intercalate a tratti da ricette, d’autore o meno, “Sillabario Goloso” scorre piacevolmente, suscitando anche una serie di curiosità etimologiche e storiche e la voglia di approfondire e soprattutto di leggere.
Di leggere, per esempio, i ricettari scritti da prigionieri del lager di Celle, presso Hannover, durante la Grande Guerra, o il racconto di Roald Dahl in cui una quieta moglie fa secco il marito colpendolo alla testa con un cosciotto d’agnello congelato.
Tutto, nel libro, è davvero godibile; peccato per quella ricetta di Tarte au citron con una brisée “leggera” (?) preparata con la margarina, che mi fa esclamare con Carlo Emilio Gadda, nella sua ricetta per il risotto alla milanese: “Alla margarina dico no! E al burro che ha il sapore delle saponette: no!”.
E pensare che Grandi e Tettamanti l’hanno anche citato…
Laura Grandi, Stefano Tettamanti – Sillabario goloso – Mondadori