Museo di Capodimonte: il servizio dell’oca

Il turista in visita al Museo di Capodimonte di Napoli, perduto tra una “Flagellazione” del Caravaggio ed un “Ritratto di Alessandro Farnese” di Raffaello non potrà fare a meno di imbattersi nella Galleria delle Porcellane e non potrà non rimanere di stucco al cospetto di una grossa vetrina che racchiude quello che è passato alla storia come  “Servizio dell’Oca”: un ricchissimo servizio da tavola in porcellana, emblema della proverbiale opulenza dei banchetti borbonici.

Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie dal 1734 al 1759, aveva sposato nel 1738 Maria Amalia di Sassonia, nipote di quell’ Augusto il Forte che aveva fondato nel 1710 la celebre fabbrica di porcellane di Meissen.
In quei tempi avere una propria produzione di porcellana voleva  dire acquisire prestigio, essere alla pari con le corti più potenti ed evolute, così Carlo si avvalse dell’ alchimista Livio Schepers per scovare nel regno tutti i materiali utili per creare una porcellana che si avvicinasse il più possibile a quella di Meissen o meglio ancora a quella cinese, e fondò la Real Fabbrica di Capodimonte nel 1743.
Quando nel 1759, alla morte del fratellastro, Carlo diventò Carlo III di Spagna e si trasferì da  Napoli a Madrid, pur lasciando ai napoletani una ricca eredità culturale ed artistica (la collezione farnese ricevuta in eredità dalla madre, le seterie di San Leucio, i cantieri degli scavi di Pompei ed Ercolano, il Teatro di S.Carlo e tanto altro ) fece in modo di interrompere l’apprezzata produzione di Capodimonte: imbarcò materiale e maestranze della Real Fabbrica su tre tartane e li portò con sè in Spagna  per cominciare nei pressi di Buen Retiro la fabbricazione di una porcellana con le stesse caratteristiche di quella napoletana, produzione che però cesserà definitivamente nel 1808.
Carlo lasciò a Napoli il suo terzogenito Ferdinando IV, non lungimirante quanto suo padre, ma che, una volta resosi indipendente dall’egemonia paterna e contro il suo volere, nel 1771 fondò  una nuova fabbrica di porcellane: la Real Fabbrica Ferdinandea, i cui pezzi furono contrassegnati da una lettera “N” azzurra coronata.
Fu a partire dal 1780 che la porcellana di Capodimonte raggiunse il suo massimo splendore e per un ventennio, grazie alla direzione artistica del toscano Domenico Venuti, il suo stile si impose tanto da influenzare le altre fabbriche europee.
E’ questo il periodo di produzione di tre grandi servizi di piatti: il “Servizio Ercolanense” che verrà mandato in dono nel 1783 a Carlo III in Spagna, ispirato alle vedute di Pompei ed Ercolano:  pare che  una coppia di rinfrescabicchieri di questo servizio fosse nella casa di New York degli Agnelli e sia stata battuta all’ asta per 250 mila dollari; il “Servizio Etrusco” con soggetti ispirati alla collezione di vasi borbonica, che verrà donato nel 1787 a Giorgio III d’Inghilterra e che è ancora custodito a Windsor; ed infine il “Servizio delle Vedute Napoletane” più noto come “Servizio dell’Oca”, destinato alla tavola di Ferdinando IV.
Il Servizio dell’Oca deve il suo nome al pomello che compare su alcuni coperchi delle sue zuppiere raffigurante un bambino che strozza un’oca: immagine che deriva da una copia romana di una statua ellenistica conservata nei Musei Capitolini a Roma.
Esposto, come già detto, in gran parte nella Galleria delle Porcellane del Museo di Capodimonte, alcuni suoi pezzi sono presenti anche al Museo Filangieri e al Museo Artistico Industriale, sempre a Napoli; ognuno dei circa 400 pezzi di cui è composto reca l’immagine, di eccezionale qualità pittorica, di una diversa veduta del regno. Dall’Abruzzo alla Sicilia i monumenti, i siti archeologici e le bellezze naturali sparsi nell’intero Regno di Napoli, sono  presentati agli ospiti della corte durante i pranzi ufficiali quasi come in una sorta di catalogo.
Buona parte delle miniature, tratte da incisioni dell’Abbé de Saint-Non  e da disegni di Antonio Joli e Philipp Hackert, sono ad opera di Giacomo Milani, direttore del laboratorio di pittura tra il 1790 ed il 1797.
Fatto realizzare da Ferdinando IV tra il 1792 ed il 1794, oltre a piatti e zuppiere di varie fogge, il servizio è composto dagli oggetti più disparati:  rinfrescabicchieri, secchielli per tenere in fresco le bottiglie, piatti triangolari e le bellissime geliere, composte da un invaso per contenere il ghiaccio, da una vaschetta per il sorbetto e da un coperchio.
Il Servizio dell’Oca ebbe un successo ed una fama inaspettati che travalicarono i confini del Regno di Napoli: i suoi piatti rappresentarono infatti il “souvenir” ideale per il turista colto ed aristocratico che giungeva all’epoca a Napoli per il “Grand Tour”. Fu così che per oltre cinquant’anni dalla produzione dei prototipi ferdinandei, la Real Fabbrica di Capodimonte continuò a produrli con successo, adeguandoli anche ai mutati gusti ottocenteschi.

Se volete dare uno sguardo preliminare al Servizio dell’Oca, prima di andare a vederlo dal vivo al Museo di Capodimonte, vi consiglio di visitare la galleria Flickr di Karl che ne offre una panoramica abbastanza esaustiva.

In apertura: copertina del catalogo della mostra “Sovrane Fragilità” nel 2007 alla Fondazione Agnelli.

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Lydia Capasso

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