Le sue origini sono siciliane, ma è approdato in Irpinia e l’ha fatta sua, mettendola intera nel piatto insieme con le suggestioni della sua terra.
Paolo Barrale, chef del Marennà di Sorbo Serpico, ristorante dei Feudi di San Gregorio, ha accettato di giocare con noi rispondendo a “Il gusto di Proust”, il nostro questionario, per farsi conoscere meglio dai nostri lettori.
Come definiresti la tua cucina, in tre aggettivi?
Sincera. Confortevole. Avvolgente.
Quali sono le tre cose che porteresti con te sull’isola deserta?
Una donna, pomodori e pasta.
Qual è stato il tuo primo flop ai fornelli? E il più recente?
Il primo a scuola: la pasta cotta senza sale. L’ultimo: lo stesso….
Qual è il tuo peggior difetto? E la tua migliore qualità?
Pregi… non lo so. Difetti… troppi.
Quale ingrediente non è mai presente nei tuoi piatti?
Gli insetti!
Chi è il tuo eroe/la tua eroina?
Il mio eroe è papà. La mia eroina, mamma.
Qual è il primo ricordo che hai di te stesso ai fornelli?
I tortellini panna e prosciutto che preparai in prima alberghiero per una scampagnata con gli amici.
Se dovessi scegliere un solo piatto che ti rappresenti, quale sarebbe?
I tortelli ricotta e parmigiano di bufala con schiuma di latte ed olio di Ravece.
Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Il libro di un collega, “Cuoco senza stelle”. (Di Franco Luise, edito da Bibliotheca Culinaria, NdR)
Quale piatto vorresti che qualcun altro cucinasse per te?
I pansoti alla genovese col pesto di mamma.
Qual è il paese dalla gastronomia più affascinante per te, Italia a parte?
Il Giappone. Hanno un grande rispetto per la materia.
Cosa ami fare quando non sei in cucina?
Ozioooooo!
Lascia un piccolo consiglio ai nostri lettori: un ingrediente da riscoprire.
Il problema non è l’ingrediente, ma il riconoscere antichi sapori e profumi.