Le minne di Sant’Agata

Il 5 febbraio è la festa di San’Agata, tutta la città di Catania si ferma e per due giorni onora la propria patrona in uno dei culti cattolici più sentiti e più partecipati al mondo. La festa è insieme atto di fede e di folklore in cui si rivive e si riaccende la tradizione e l’amore per la propria città.

Sant'Agata, fotografia di Franco Villa tratta da http://www.festadisantagata.it/

Sant’Agata, fotografia di Franco Villa tratta da http://www.festadisantagata.it/

I “devoti” indossano una tunica bianca e vestono una papalina nera, si riuniscono in processione nel pieno della notte e trascinando per le vie della città una pesantissima vara con i resti della Santa, accompagnano tutto il percorso undici candelore in rappresentanza delle corporazioni artigiane della città, trascinate anch’esse a braccia.
Per tutti gli approfondimenti sul culto:  http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant%27Agata

Le minne di Sant'Agata e il romanzo di Giuseppina Torregrossa dedicato al loro culto (foto di Maurizio Maurizi, tratta da http://lacucinadicalycanthus.net/wp-content/uploads/2010/03/minne.jpg)

Le minne di Sant’Agata e il romanzo di Giuseppina Torregrossa dedicato al loro culto (foto di Maurizio Maurizi, tratta da http://lacucinadicalycanthus.net/wp-content/uploads/2010/03/minne.jpg)

La festa ha naturalmente anche il suo lato gastronomico e in particolare dolciario. Tipiche e immancabili sono le favette (dolcetti di pasta di mandorla che ricordano nel colore e nella forma le olive) e soprattutto le minnuzze, o cassatelle, di sant’Agata. La loro forma inconfondibile richiama l’incredibile martitio a cui fu sottoposta la Santa a cui, nel tentativo di farle abiurare la propria fede, furono strappati i seni.  L’iconografia di questo martirio è ricorrente in tutta la storia dell’arte italiana e non solo, e spesso riporta la santa con una sorta di vassoio su cui sono adagiate “le minne” strappate.
Le guantiere di minnuzze, candide di glassa e sormontate da una piccola ciliegia rossa, riprendono questa stessa tradizione e la rinnovano tra fede e paganesimo ogni anno.

 

La ricetta

per la frolla:
300 g di farina 00
100 di burro
100 di zucchero a velo
1 uovo e 2 tuorli

per la farcia:
300 g di ricotta di pecora
40 g di zucchero a velo
cioccolato e canditi a piacere (50 g circa)

per la glassa:
2 albumi
300-350 g circa di zucchero a velo
2 cucchiai di succo di limone
(acqua fredda in soccorso se servisse)

Setacciare la ricotta (sembra una sciocchezza ma serve), montarla con lo zucchero finché non risulta spumosissima, aggiungere il cioccolato (tagliato a pezzi non troppo piccoli) e i canditi e conservare in frigo (l’ideale sarebbe una notte intera).
Impastare la frolla il più velocemente possibile, avvolgerla in una pellicola e conservarla fuori dal frigo per almeno mezz’ora.
Accendere il forno, posizionarlo su 180° e nel frattempo stendere la frolla, ricavare dei cerchi di circa 8-10 cm di diametro, a seconda delle formine in uso, foderare con il disco la formina, farcire con la ricotta e quindi richiudere con un disco più piccolo (5,5-7 cm circa sempre secondo lo stampo). Cuocere per 20-25 minuti, sfornare, sformare e lasciare raffreddare.
Montare la glassa con le fruste elettriche: prima gli albumi, aggiungendo man mano lo zucchero e il limone in modo da regolarsi sulla consistenza, deve risultare compatta ma sufficientemente liquida da scivolare bene dal cucchiaio.
Posizionare le minne su una gratella (va bene anche quella del forno in mancanza di altro) e con un mestolino o un cucchiaio glassarle a una a una, facendo scivolare la glassa dalla cima lungo i bordi con movimenti circolari. Quando si sarà un po’ rappresa ma non del tutto, aggiungere la ciliegina.

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Maria Teresa Di Marco

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