Di Vienna tutti sanno tutto, o quasi. Capitale europea visitata in ogni stagione, ha sempre qualcosa da donare. Elegante, imperiale ma mai ingessata, rilassata come poche grandi città, è anche molto, molto gustosa.
Vienna rispetta la propria storia ma non è un museo a cielo aperto: vive la vita vera, tra i caffè e i concerti, i grandi balli e la scena teatrale alternativa. Strauss vi convive con l’heavy metal, insomma, e Starbucks (sacrilegio) ha aperto di fronte al Sacher…
Vi segnalo alcuni indirizzi più o meno classici per gustare Vienna e la sua cucina, accompagnati da qualche luogo che vale la pena visitare, a volte arcinoto, a volte meno. Tutti nella Innere Stadt, il primo distretto, racchiuso entro la cornice della Ringstrasse, perché alla fine è soprattutto in quello spazio ristretto che il visitatore si muove. Naturalmente non si tratta di una guida esauriente: Vienna è piena di tesori e va girata tutta, con calma, vagolando.
Tenete presente che non esiste locale, a Vienna, che non sia frequentato da turisti. Una volta tanto, questo non è un discrimine per capire cosa è autentico e cosa non lo è.
Beisln – Cos’è una beisl? È un ristorante caratteristico e in genere abbastanza economico, potremmo dire una taverna. Vi si gusta la cucina viennese, semplice e robusta, al suo meglio e secondo tutti i dettami della tradizione. Beim Czaak gode fama di essere tra le migliori della città: davvero spartana nell’arredo, offre una cucina viennese comme il faut. È un posto genuino dove il pollo fritto è ottimo, la rindsuppe (brodo di manzo, servito con striscioline di frittata o canederli) è particolarmente saporita e si prepara un gulasch della casa (herrengulyas) con bacon fritto, cetrioli e gnocchetti che vi darà energia per un bel po’.
A pochi passi, la Griechenbeisl, tra le più antiche locande viennesi, ha tante sale, tanti coperti, un menu sterminato, carni che vanno dal cervo all’oca al cinghiale, cibo piuttosto buono; meno autentica della precedente, è però più vicina a ciò che vi aspettereste, con i suoi soffitti a volta, il legno scuro, i trofei di caccia e, talvolta, un suonatore di cetra che vi allieta con la musica de Il terzo uomo.
Qualche centinaio di metri più in là, salite la Seitenstettengasse per vedere la Sinagoga Biedermeier, la sola scampata alle distruzioni naziste, e per fare un giro nelle tranquille stradine che la circondano, fino alla piazzetta su cui sorge l’antichissima, nuda Ruprechtskirche. Uno degli angoli più intimi di Vienna, nonostante i molti bar che lo animano di sera.
Keller – Una keller è, in pratica, una cantina. Perciò aspettatevi tanto vino locale, scale per raggiungere sale sotterranee, mattoni a vista e volte. Non che bere birra sia vietato, anzi. Anche qui si mangiano piatti della tradizione. Ce ne sono di bellissime e di meno belle; il cibo non è, di solito, sensazionale, ma se vi atterrete nella scelta ai classici viennesi non dovreste avere brutte sorprese. Tra le più affascinanti, la Melker Stiftskeller, famosa per il suo stinco, e l’affollatissima, forse troppo, Augustinerkeller; meno seduttiva, anche se all’esterno promette benissimo, l’Esterhazykeller, che risale al 1683.
Se scegliete la Melker Stiftskeller, guardatevi intorno sulla bella e spaziosa Freyung, che in alcuni giorni ospita anche un mercato di prodotti biologici. Entrate nel passaggio che attraversa il Palais Ferstel, sbirciando tra l’intrico di scalinate e volte, e avendone il tempo visitate il museo della Schottenstift per vedere lo Schottenaltar, pala d’altare risalente alla seconda metà del ‘400, con una magnifica raffigurazione della fuga in Egitto.
Moderni (più un classico) – Anche a Vienna, qualche volta, può venir voglia di andare oltre i piatti classici, ché non si può vivere solo di quelli. I locali con una cucina più moderna non mancano di certo: Vienna è una grande città e ci si può trovare di tutto, dall’etnico al vegetariano. Ma per restare nei dintorni della Wiener Küche concedendosi qualche guizzo di novità, si può scegliere la bellissima Palmenhaus, ristorante ubicato in una serra jugendstil in ferro e vetro un tempo parte dei giardini dell’Hofburg e oggi del Burggarten. Nelle giornate di sole, un vero incanto. E qui, accanto alle specialità della tradizione, si gustano piatti con tocchi etnici e, soprattutto, ottimo pesce fresco, non solo d’acqua dolce, accompagnato da verdure croccanti in versione mediterranea, con olio d’oliva e/o pesto di basilico.
Tra i più reputati ristoranti “modernizzati”, Meierei im Stadtpark, la versione bistrot dello stellatissimo (e costosissimo) Steirereck, ben più accessibile e con uno stupefacente assortimento di formaggi. Ben 120 tipologie.
Proposte innovative anche da Lugeck, locale dal gusto contemporaneo in un palazzo storico, che reinterpreta, alleggerendoli, i classici, ma offre anche piatti vegetariani, versioni viennesi del sushi o del pesce affumicato; insomma, cerca di accontentare tutti i gusti. A intraprendere questa strada, i più rigorosi tutori della tradizione: i fratelli Figlmüller, proprietari di quell’autentica istituzione che è il ristorante omonimo, tempio della Wiener Schnitzel. Perché è vero che a Vienna di schnitzel ce ne sono a bizzeffe, tanto che a un certo punto vi sembrerà impossibile sfuggire alla loro dittatura, ma mangiarle da Figlmüller, prima che in qualunque altro luogo, è un obbligo morale. Sono le più mastodontiche della città (anche se c’è chi, su questo piano, cerca di sfidarle), debordano dal piatto, sono battute fino a renderle sottilissime, dorate in modo uniforme, difficili da finire ma decisamente buone. Benché strafamoso e molto frequentato da turisti, Figlmüller non è un posto da evitare. Quello di Wollzeile, beninteso, perché la seconda sede, in Bäckerstraße, non vi darà la stessa rustica (e un po’ claustrofobica) emozione.
Dal Burggarten ci vogliono pochi passi e qualche attraversamento per arrivare alla palazzina della Secession. Sarebbe un crimine perderla. Il decoro dell’edificio è una magia jugendstil di levità e inquietudine e, all’interno, il Fregio di Beethoven dipinto da Gustav Klimt nel 1902 lascerà in voi un’impressione memorabile.
Ma anche un giro per il Naschmarkt, il vivace mercato dove ogni cibo del mondo è rappresentato, vale una breve passeggiata. Nell’andarci, non mancate di gettare più di uno sguardo ai padiglioni realizzati da Otto Wagner per la ferrovia metropolitana di Vienna (Stadtbahn) su Karlsplatz.
Se invece la vostra meta è Lugeck o Figlmuller, avete in pratica ogni luogo canonico del centro a disposizione, ma una buona idea è fare cinque o seicento metri a piedi e visitare il MAK, museo di arti applicate, trionfo del design di ogni epoca dominato dalla bellezza degli oggetti della Wiener Werkstätte, dagli arredi Thonet o Biedermeier, e che contiene anche i cartoni preparatori del perduto Fregio Stoclet di Klimt. Vicinissimo se scegliete di pranzare da Meierei.
Caffè – Siamo a Vienna, i caffè sono imprescindibili. Anche per pranzare o cenare, ci si può trovare cibo di buona o ottima qualità e poi, ovvio, chiudere con un magnifico dolce. Inutile nominare Sacher o Demel (per quanto il primo serva un delizioso pollo “Anna Sacher”, vale a dire impanato, fritto, con accanto il suo fegatino e un ciuffo di prezzemolo, ugualmente fritto) e forse inutile nominarne uno qualunque, giacché c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ma la mia personale preferenza, per il cibo, va allo storico Griensteidl, luminosissimo, elegante, un tempo ritrovo del gotha letterario, poi demolito e infine ricostruito tal quale, che dà sulla monumentale Michaelerplatz, tutta in bianco e oro: il cibo è saporito e ben cucinato e qui si mangia quella che, secondo me, è la migliore Malakofftorte della città.
E poi all’Alt Wien, antico ma oggi alternativo, che di piatti ne prepara veramente pochi, essendo più vocato al bere, ma rischia seriamente di guadagnarsi un premio per il gulasch più buono di Vienna, servito spartanamente (solo carne col suo spesso sugo, tanto sugo, e pane per raccoglierlo tutto) in un ambiente bohémien. Veramente appagante.
Dal Griensteidl entrate nella Hofburg per guardarvi intorno e raggiungere la Schatzkammer, in cui sono custoditi pezzi di inestimabile valore del tesoro imperiale. E potrete anche essere impermeabili al fascino della storia, ma nessuno può sfuggire a un brivido nel vedersi comparire davanti agli occhi la corona del Sacro Romano Impero. Poi, discendendo la Reitschulgasse, potrete cercare con lo sguardo i cavalli lipizzani che si affacciano dalle loro stalle o, se siete fortunati, vederli attraversare la strada per passare dalle stalle alla Scuola di Equitazione Spagnola, maestosi eppure aggraziati.
Dall’Alt Wien, valgono i suggerimenti già dati per Lugeck e Figlmuller, poiché siamo a pochi metri da là; in più, cercate il fascino nascosto della città nella Heiligenkreuzerhof, angolo riposto raccolto intorno ad una corte, circondato da viuzze con edifici medioevali e barocchi. Vi sorge anche la Bernardiskapelle, poco conosciuta ma tra le più amabili testimonianze del Barocco austriaco.
Würstelstand – È noto al colto e all’inclita: cibo da strada a Vienna vuol dire würstel. Mentre imparate a districarvi tra le tante varietà, speziate, affumicate, bollite, grigliate, ripiene di formaggio, accompagnate da mostarda, curry, ketchup, con semmel o con pane nero, fate un corso accelerato ordinandone uno o più di vostro gusto al chiosco Bitzinger che si trova davanti all’Albertina, celeberrimo museo che ospita una straordinaria raccolta di disegni e stampe. Il wurstelstand Bitzinger è forse il migliore, è aperto fino a tarda notte e vi ristora al prezzo di pochi euro in maniera robusta e soddisfacente. A giudizio degli appassionati, tra i molti chioschi del primo distretto il solo che possa competere con lui è quello che si trova su Hoher Markt, ma personalmente preferisco il primo.
Vi offre anche l’opportunità di una rapida fuga nella Gemäldegalerie, Pinacoteca di modeste dimensioni dove però, oltre a qualche Rubens, Tiziano e Cranach, fa spicco il Trittico del Giudizio Universale di Hieronymus Bosch, tra i più destabilizzanti lavori di un artista disturbante per definizione.