Come si sa non tutti i produttori hanno la possibilità di partecipare alla fiera più importante al mondo visti i costi a cui devono far fronte durante il soggiorno veronese. Vita non semplice anche per i visitatori per l’aumento del prezzo d’ingresso e aspettative disattese per chi pensava che Vinitaly fosse solo bere vino fino a non poterne più! L’accurato lavoro di selezione cui si sono dedicati gli organizzatori ha permesso anche quest’anno, la cinquantesima edizione, di raggiungere numeri inaspettati.
Verona si è così popolata di circa 130mila operatori (20.000 in meno rispetto al 2015) con 140 nazioni rappresentate, 28.000 buyer accreditati dai mercati internazionali, con oltre il 20% di aumento rispetto alla scorsa edizione.
4.100 espositori da più di 30 nazioni, tra questi una presenza massiccia di associazioni, federazioni, gruppi di vignaioli uniti per l’occasione, e soprattutto Istituti e Consorzi di Tutela a rappresentare non solo i presenti ma anche i produttori che son rimasti a casa.
Interessante contraddittorio sul lavoro di questi ultimi da parte degli stessi consorziati, c’è chi esprime entusiasmo e chi non è per nulla contento, ai posteri l’ardua sentenza!
Il Metodo Classico che unisce
Tra le esperienze positive sicuramente possiamo citare l’Istituto Trento Doc, che con le sue Bollicine di Montagna tiene unito il Trentino enologico in un’unica associazione.
L’Istituto, fondato nel 1984, promuove l’omonimo marchio collettivo Trentodoc, nato nel 2007 dall’esigenza di rafforzare l’identità collettiva del prodotto, valorizzare il suo legame con il territorio, l’impegno dei produttori e soprattutto proteggere e promuovere il metodo classico trentino.
La sua costante crescita negli anni ha avuto ripercussioni positive sull’intera provincia trentina.
L’anno si è chiuso con circa 7 milioni e mezzo di bottiglie vendute, crescita in valore di oltre il 10% grazie anche all’aumento delle tipologie di Trentodoc più pregiate, come millesimati e riserve, a testimonianza del percorso di qualità intrapreso dalla 43 case spumantistiche trentine rappresentate e promosse dall’Istituto.
La sua forza è proprio riuscire a tenere coesi grandi produttori come Ferrari, la cantina più premiata e riconosciuta a livello internazionale nel 2015, ed i piccoli artigiani del vino, facendo sempre l’interesse del comparto ma soprattutto dell’intero territorio.
Molto fermento nel corso del 2016, a breve una nuova cantina entrerà nella squadra, in programma una prima visita ufficiale a NY e Chicago con tutte le case rappresentate, ma innanzitutto il 50° Congresso dell’Associazione Italiana Sommelier, che si terrà a Trento nel corso di “Bollicine sulla Città” a suggellare l’accordo raggiunto con AIS per il Concorso Miglior Sommelier d’Italia – Premio Trentodoc che tradizionalmente assegna il titolo di miglior sommelier italiano e candida il vincitore alle finali mondiali.
Trait d’union tra Emilia e Romagna
C’è un vino lungo la via Emilia che in questi ultimi anni ha unito in un brindisi di piacevolezza le terre della buona tavola, l’Emilia e la Romagna, e due consorzi: si tratta del versatile Pignoletto.
Il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna è nato per tutelare e valorizzare questo vino con i suoi tremila ettari di vigna affidati alle cure di ottomila viticoltori, un consorzio che ha riunito i grandi gruppi privati e le cantine sociali della DOC Pignoletto con i produttori della Docg Colli Bolognesi Pignoletto. Un po’ come aver messo insieme Davide e Golia, ma anche in questo caso i risultati non son mancati.
Trend di crescita a doppia cifra, in dieci anni vendite raddoppiate, 13,5 milioni di bottiglie di cui 1,5 di DOCG, così i grandi gruppi hanno aperto la strada ai piccoli produttori.
Il 90% della produzione è frizzante o spumante mentre il restante, quasi tutta Docg, si sta specializzando sulla versione ferma per meglio mettere in luce sia il carattere duttile del vitigno sia le sue potenzialità, con 30 di queste cantine all’apice di una piramide di viticultori che interpretano la qualità come un obiettivo primario.
Un vino, sì per aperitivi, ma adatto alle tipiche pietanze della tradizione locale, in alcune sue espressioni da degustare anche in occasioni importanti, proprio perché è un vino fresco, piacevole, che sorprende per la complessità e per le sfumature infinite che può assumere a seconda del terreno, dell’altitudine e dai suoi interpreti.
La versione ferma, per esempio, annata 2015, è quella più caratteristica, maggiormente varietale, con fiori e frutti bianchi in evidenza, al palato colpisce per la sua spalla acida e bevibilità.
Seppur dal Pignoletto ci si aspetti un vino da bere giovane, l’annata 2009 affinata solo in acciaio ha dimostrato che questo vino, grazie a tanta sapidità, riesce a tenere bene gli anni, acquisendo in struttura e morbidezza e non perdendo mai quella freschezza che lo caratterizza.
L’interpretazione della stessa annata 2009, con fermentazione e affinamento in legno su fecce fini, è risultata più estrema. La macerazione, seppur breve, sulle bucce e il lungo passaggio in legno, hanno regalato complessità olfattiva ed un tannino ben presente ma non invadente. Sembrava quasi di avere nel bicchiere una fantastica Malvasia Istriana. Ovviamente questa interpretazione può far storcere il naso a qualche purista ma fa comprendere proprio la grande duttilità del Pignoletto.
La sfida dei prossimi cinque anni è arrivare a 25 milioni di bottiglie vendute, contando sul favore dell’estero, di mercati sempre più importanti come Inghilterra e Paesi nordici, forse perché è più facile comunicare con chi non conosce il Pignoletto che con chi ha un retaggio storico legato al passato.
L’altra Toscana: meno forma e più sostanza
Era il Settembre 2011 quando ai vini della provincia di Grosseto è stata conferita la Denominazione di Origine Controllata, ponendo le basi per la nascita nel 2014 del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, uno dei più giovani d’Italia. Oltre a tutelare il marchio e garantire il rispetto delle norme di produzione previste dal disciplinare, l’obiettivo più sentito da chi l’ha fortemente voluto è sia quello di promuovere la qualità dei suoi vini che fungere da collante tra tutti i produttori e gli operatori sul territorio, per far conoscere la Maremma e la sua storia dai tempi degli Etruschi in poi, canalizzando proprio l’enorme interesse negli anni intorno a questa “regione”, con un inevitabile ricaduta positiva sul vino stesso.
La Maremma è un territorio integro, inserito in un ambiente sostenibile, caratterizzato da condizioni pedoclimatiche molto diverse che incidono profondamente sulla grande varietà di vitigni autoctoni ed internazionali.
Ci sono differenti terroir all’interno della stessa provincia, diversità più difficili da trasmettere e comunicare ma che sicuramente sono un segnale di forza per questa denominazione.
Negli ultimi anni la Maremma si è un po’ affrancata dalla Toscana, ormai è una regione riconoscibile, molti produttori di altre regioni o nazioni stanno investendo nella Maremma del Vino, dove sembra abbiano trovato risposte alle loro domande.
Uno dei compiti del consorzio è proprio quello di unire gli interessi dei produttori storici con i newcomers, con un obiettivo sfidante: coinvolgere gli altri Consorzi di Tutela, in primis quello del Morellino di Scansano Docg e Montecucco Docg, per presentarsi alle varie manifestazione e soprattutto all’estero come un’ “Unica Maremma”.
Oggi sono circa 4 milioni le bottiglie prodotte dalle aziende associate al Consorzio, circa il 70% dei produttori che possono rivendicare la DOC.
Tra queste il Matan 2013 de La Biagiola, un Vermentino di Sovana, Città dei Tufi, interessante sia perché in questa terra il Vermentino nasce su terreni vulcanici molto minerali che si riflettono nel vino, sia per l’influenza del mare. Al naso si percepisce un tipico sentore d’idrocarburo mentre presenta una gran bella sapidità al palato.
La Maremma è anche la patria del Ciliegiolo, portato dai Pellegrini di ritorno da Santiago de Campostela, che da queste parti non è difficile da trovare vinificato in purezza, come il Poggiocurzio 2013 di Simona Ceccherini, che cresce vicino a Gavorrano, fermentazione spontanea in legno con lieviti indigeni, affina dodici mesi in botti grandi e 6 mesi in bottiglia, sentori tipici del vitigno, un vino in cui si cerca molto la piacevolezza del bere con un grado alcolico un po’ più basso, ben equilibrato e con una buona spinta acida.
Infine la Grenache Oltreconfine 2013 di Bruni, dal sud della Maremma un vino caldo, che ha tanta voglia di emergere, di carattere ma ancora giovane, irruente, possente ma senza un totale controllo. Un vino dal potenziale sorprendente, basta solo aver un po’ di pazienza.
Signore del Vino
Tra le tante associazioni presenti a Vinitaly molto attiva l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, presentata per la prima volta proprio durante l’edizione del 1988. Nata grazie all’intuito di alcune produttrici di vino, da una ventina di socie, oggi ne conta 700, in rappresentanza di tutte le categorie della filiera vitivinicola, dal vigneto alla cantina, dalla tavola alla comunicazione, con lo scopo comune di divulgare la cultura del vino e coinvolgere sempre più donne nel settore, in un’ottica di pari opportunità.
Per omaggiare i 50 Vinitaly ma anche le “Signore del Vino” d’Europa, cinque grandi produttrici italiane si sono incontrate martedì allo stand Allegrini per l’evento “Gusto & Stile”: Marilisa Allegrini, Raffaella Bologna, Francesca Planeta, Marina Cvetic, Elena Walch, hanno dato il benvenuto alle loro Ospiti d’onore, Andrea Wirsching (Germania) Presidente di Vinissima e Xandra Falcò Marques de Grignon (Spagna).
Dodici i vini in degustazione
Vini Bianchi:
2015 Iphöfer Julius-Echter-Berg Silvaner trocken Weingut Wirsching – FRANKEN
2015 Iphöfer Müller-Thurgau Kabinett trocken – Weingut Wirsching – FRANKEN
2014 ERUPTION Riesling trocken – Weingut Acham – PFALZ
2014 Schatz vom Vulkan Grauburgunder trocken (Pinot Grigio) – Weingut Schätzle -BADEN
2011 Chardonnay Sicilia IGT Planeta – SICILIA
2005 Gewürztraminer “Kastelaz” A.A. DOC Elena Walch – ALTO ADIGE
Vini Rossi:
2011 Steinkreutz Lemberger GG – Weingut Drautz – WÜRTTEMBERG
2011 Bricco della Bigotta Barbera d`Asti DOCG Braida – Raffaella Bologna – PIEMONTE
2011 Montepulciano d´Abruzzo DOC Marina Cvetic – ABRUZZO
2010 Dominio de Valdepusa Emeritus Marqués de Griñón – SPAGNA
2005 “La Poja” IGT Veronese Monovarietale Corvina Allegrini – VENETO
Vino Dolce:
1999 Leiwener, Laurentiuslay Riesling Spätlese- Weingut Köwerich – MOSEL
Tutti eccezionali, soprattutto poiché ognuno di essi, come evidenziato dalle parole delle stesse produttrici presenti o raccontati da chi li conosce bene, rivela la passione, la forza e la determinazione che queste donne mettono nel fare vino, proprio come affermato in chiusura da Marilisa Allegrini, una splendida padrona di casa dall’ospitalità d’altri tempi “Noi donne affrontiamo sfide che si possono vincere o perdere, ma le accettiamo e le accetteremo sempre!”
Unione e passione, valore e territorio queste le nuove chiavi del Vinitaly, un evento che rimane un appuntamento cui non mancare, da protagonisti o comparse, in cui degustare vini è ormai solo una “scusa” per essere su un palcoscenico che regala sempre nuove e inaspettate emozioni.