Qualcuno ha scritto che la televisione è uno dei mezzi di comunicazione più nazionali che esistono. Il cinema circola, la televisione molto meno: lo star system del grande schermo è cosmico, il parterre televisivo è locale, claustrofobico spesso quanto un pollaio.
L’osservazione resta in gran parte vera anche nell’epoca della digitalizzazione spinta, in cui i contenuti viaggiano vorticosamente sui social, fregandosene spesso delle lingue e dei caratteri nazionali. Perché se è vero che si esportano i format televisivi, anche e soprattutto quelli a tema cibo, è anche vero che se si vuole che abbiano successo tocca adattarli con cura alle specificità nazionali.
Lo sappiamo empiricamente per quel senso di imbarazzo che abbiamo provato per le puntate più americane di Hell’s Kitchen o dello stesso Masterchef in cui le cucine si dimostrano inesorabilmente molto diverse e molto lontane dalle nostre, per non parlare dello sdegno per i crimini perpetrati ai danni della nostra cucina nazionale (pasta, pizza e tutta la compagnia).
Ma che succede quando restiamo in questa nostra stessa parte di mondo, nella vecchia Europa, e per di più in un paese latinamente a noi affine? Proiettati dentro a una puntata di Masterchef Spagna (sì certo esiste pure lì…) ci sentiremo a casa o su un altro pianeta gastronomico e televisivo?
Le similitudini sono indubbiamente tante, ma le differenze mi sembrano di più o forse semplicemente più interessanti. Proviamo a vedere da vicino.
Baci, abbracci e tante lacrime
I Latini, si sa, sono inclini ai sentimenti e facili alle lacrime. Ma in Masterchef Spagna si piange proprio tanto, roba che i concorrenti italiani sembrano freddi e compassati svizzeri-tedeschi. Si piange di frustrazione, di gioia e di tensione, ma si piange soprattutto di ricordi. La tortilla di patate della mamma di Maribel, il ricordo del papà per Juan Manuel, o semplicemente il coulant che si spiaccica sul piatto al momento di sformarlo per il giovane Fabian.
Per contro ci si consola, ci si abbraccia, ci si bacia in ogni momento, non soltanto tra concorrenti. Persino i giudici, più paternalisti che severi, si mostrano inclini alle pacche sulle spalle, agli abbracci, a una fisicità molto poco anglosassone e lontana anni luce anche dalla compostezza nordica del nostro Cracco.
La fisicità latina domina il programma e compensa almeno in parte il clima da caserma che pervade anche l’edizione spagnola del programma. Più che una guarnigione di cadetti i concorrenti di Masterchef Spagna sembrano inquadrati in una classe di collegio di altri tempi, con maestri severi ma al fondo buoni, come esemplificato perfettamente dalla figura di Pepe Rodriguez.
Orgoglio nazionale
Non c’è puntata di Masterchef España in cui si perda l’occasione per accarezzare l’orgoglio nazionale. Fioccano in primis i riferimenti alla qualità dei prodotti, ma anche alla ricchezza delle tradizioni gastronomiche delle terre iberiche e all’eccellenza dei suoi figli più illustri, siano essi cuochi, attori, sportivi o militari.
Da questo orgoglio appuntato sul petto discende ovviamente anche l’arma del senso di colpa: i concorrenti sono chiamati a tenere alto l’onore, dimostrandosi all’altezza del compito, attenti a non tradire la fiducia che in loro è stata riposta dopo le durissime selezioni.
È in particolare Jordi Cruz , giovane e celebre cuoco stellato, a “martellare” i concorrenti su questo tema: spettinato ed accigliato ad arte si dimostra spesso duramente ferito dalla delusione.
Etichetta e parolacce
Il castigliano può essere una lingua decisamente colorita, in cui fioccano espressioni accese, buffe e a tratti esplicitamente volgari. Masterchef giocando sul piano emotivo del reality non se ne esime, anzi. Le parolacce le masticano i concorrenti, maschi e femmine, ma le masticano pure i giurati regalando al programma un effetto verità e una patente di “simpatia”. Accanto a questo però l’edizione spagnola di Masterchef mostra una sorta di formalismo, una specie di etichetta spagnola, che regola i tempi del programma e i passaggi più rituali (eliminazioni, premiazioni, ecc). Composti e formali i concorrenti, ma anche i giurati, in particolare la maestra di decoro e buon gusto, Samantha Vallejo-Nagera, terzo giurato del programma e universalmente conosciuta come Samantha de España.
Quanto pesce e quanto riso!
Sì, ma cosa si cucina in Masterchef Spagna?
Le scelte, ovviamente, riflettono la natura della tradizione iberica, ovvero quello che in Spagna si mangia. Rispetto a casa nostra tanto e tanto pesce, che è considerato in qualche modo il vero banco di prova rispetto al quale tutto si misura (tecnica, creatività, conoscenza e rispetto della tradizione), tanti crostacei e tante conchiglie e poi tanto tanto riso! Per le cotture poco, pochissimo forno e molta plancha. I legumi sono contemplati un po’ più che nelle nostre cucine, anche se sono sempre a rischio “cucina di casa”, mentre in fatto di postres, ovvero di dolci, sembra non esserci una sterminata fantasia.
In fatto di carni sembra di avvistare meno manzo e vitello, in favore di cerdo (maiale), ma anche di alcune carni da noi meno praticate come il coniglio e la quaglia.