Quando vario è bello e buono: Borgoluce

Di solo prosecco non si vive. Lo sanno a Borgoluce, azienda della marca trevigiana, con solide radici nel mondo del vino. Nasce da una costola di Collalto, per essere un’azienda, se possibile, ancora più moderna, diversificata, al passo con i tempi e attaccata alla natura.

Organico e sostenibile sono due aggettivi che, vuoi per la storia, vuoi per gli ultimi reportage giornalistici in Italia non fanno davvero rima con prosecco. Nemmeno la D.O.C.G, nata nel 2009, ha tolto l’aurea di un prodotto noto oltre che per la sua bontà, anche per l’abuso di chimica in vigna.

Verità o dicerie dettate dall’invidia? Non è facile stabilirlo. Fatto sta che, stando al Consorzio, sono stati venduti in prosecco 446 milioni di euro nel 2016 (+10%) per 78 milioni di bottiglie commercializzate (+7%). Erano 362 milioni solo nel 2013. In mezzo a questi numeri di crescita a due cifre, c’è chi comincia, con intelligenza, ad allargare lo sguardo dalle sole bollicine ad altre opportunità che la ricca terra trevigiana dona. Con un fil rouge: la sostenibilità, dalla campagna alla tavola.

Borgoluce nasce dalla volontà di Lodovico Giustiniani, compagno di vita di Cateria, una delle tre sorelle ereditiere dei vigneti Collalto e del castello di San Salvatore, magnifico teatro della manifestazione Vino in villa. L’azienda, oltre a occuparsi di vino ha anche allevamento di carni e produzione latte, con una peculiarità non esattamente locale: una mandria di bufale.
Da cui si ricava mozzarella, non certo D.O.P. perché fatta a Nord-Est, ma di sicuro più fresca di quella che spesso e volentieri le carenze logistiche italiane riescono a far arrivare in territori distanti dalla zona di produzione. Non c’è solo la pasta filata tra i formaggi bufalini prodotti nel territorio della Marca: superba è anche la ricotta, lo yogurt e le caciotte fresca e stagionata.

La stalla, il biodigestore e il caseificio di Borgoluce sono aperti al pubblico e si rivolge soprattutto ai più piccoli con diverse attività didattiche. Oltre alle bufale trovano spazio anche mucche e maiali, le cui carni e lavorati hanno un mercato ristretto considerate le quantità: finiscono presto tra lo spaccio di piazza Duomo a Treviso, quello in località Musile e l’osteria aziendale di via Morgante, entrambi a Susegana. Insomma, un cerchio che si chiude veloce dalla terra al consumatore finale.

L’azienda non si limita alla produzione e distribuzione delle materie prime. Diversifica e cerca di dare un’esperienza totale al cliente, nella ristorazione e nell’ospitalità. All’osteria si può gustare, ad esempio, una mozzarella di bufala fritta impanata con farina di mais, degli ottimi ravioli alle cime di rapa o un ossobuco di bufala con arancino.  Nell’agriturismo, con tanto di piscina biologica, si può soggiornare in mezzo al verde e vedere come si fanno i prodotti dell’azienda e da dove nascono, con il Museo dei Mestieri e della Civiltà Contadina, vicino all’informale Frasca in via Mandre a Susegana.

Borgoluce è un agglomerato di tenute e proprietà sparse tra i dolci colli trevigiani, con un marketing unico, attraente e al passo con i tempi. Per essere più precisi, parliamo di 550 ettari a seminativi (mais, frumento, orzo, soia), una settantina di ettari a vigneto, 420 di bosco con le arnie, 180 a pascolo e altri 2 ettari a ulivo.

Se le mozzarelle sono la curiosità che attira, lo zoccolo duro per l’azienda resta il vino, soprattutto il prosecco D.O.C.G., sia esso con il fondo, il Gaiante, quello extra dry o brut oppure sia un Rive di Collalto. Ci sono anche bottiglie più classiche I.G.T. come il pinot grigio o il cabernet. È qui che la sfida della sostenibilità si alza, c’è da sperare che alla stregua della tradizione di Collalto, Borgoluce possa rendere non solo più appetibili e moderni, ma anche più salutari ed ecologici dei prodotti che, dopo inchieste come quella di Report, hanno lasciato in bocca l’amaro ai consumatori italiani.

 

Borgoluce
Località Musile, 2
31058 Susegana (Treviso)

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Roberta De Salvador

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