Melt Fest a Licata – Mediterraneo, identità e contaminazioni

Che la ricchezza della tradizione gastronomica della Sicilia sia strettamente legata alla sua posizione geografica non è un segreto. Cuore del Mare Nostrum, l’isola è sempre stata il crocevia di popoli mediterranei e non, che tanto hanno preso ma altrettanto hanno lasciato in eredità ai siciliani. È proprio da questa consapevolezza che è nata l’idea di Melt Fest – Mediterraneo, Identità e Contaminazioni, evento culturale enogastronomico che ha avuto luogo l’8 e il 9 luglio a Licata. Questo progetto dell’associazione Qanat ha come scopo quello di evidenziare l’eredità multiculturale dell’isola, approdo di viaggiatori e conquistatori sin dalla notte dei tempi.

L’evento si è svolto nella suggestiva Marina, che da un paio di anni attrae giovani artisti e associazioni che mirano a riqualificazione la zona con la realizzazione di vivaci murales e piccoli orti urbani.
Nel corso di questa due giorni le stradine della Marina hanno accolto stand di degustazioni e una gara di dolci di derivazione araba a cui hanno partecipato sette concorrenti. Il presidente della giuria è stato Pino Cuttaia, chef licatese con due stelle Michelin e titolare del ristorante La Madia. Gli altri membri della giuria sono stati Peppe Bonsignore, chef de L’oste e il sacrestano, due forchette della guida Gambero Rosso; Vincenzo La Cognata, chef e docente, esperto di cucina naturale; Vito Lauria, consigliere e assaggiatore Onav con la passione per il buon cibo; Alice Sagona, giornalista e food editor presso ClassCNBC.

Protagonisti della gara diversi pasticceri siciliani e non.
Partiamo con Mareme Cisse, chef senegalese in Italia da 10 anni, che partecipa a Melt Fest per conto del ristorante Ginger People & Food di Agrigento con il koeksister (foto d’apertura), un dolce fritto a forma di treccia, speziato con cannella, zenzero, limone e chiodi di garofano, servito con miele o polvere di cocco, che ricorda la pignoccata o pignolata siciliana.

Il ghedè

Abibata Konate, conosciuta anche come Mamma Africa, è una mediatrice culturale ivoriana, da oltre vent’anni impegnata a Palermo nell’accoglienza. Come chef ha vinto nell’edizione 2014 del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo il premio per la migliore presentazione. Abibata ha presentato il ghedè, un dessert a base di miglio e yogurt zuccherato e aromatizzato con foglie di menta fresca. In Costa d’Avorio è considerato un dolce molto ricco, poiché lo zucchero è un ingrediente costoso.
Il giovanissimo egiziano Ibram Kelliny, talentuoso studente dell’istituto alberghiero di Licata che si è piazzato tra i primi al concorso per l’Accademia della Cucina Italiana, ha presentato la basbousah, una torta a base di semolino, burro e latte. Di chiara matrice araba, questa torta è nota anche in Grecia, Turchia e Israele ma con nomi diversi.

Il basbousah

Per quanto riguarda la Sicilia, ecco Vittoria Vullo, Raffaella Valenti e Genny Marini, protagoniste del social eating agrigentino: le tre pasticcere hanno presentato una variante della cassata il cui Pan di Spagna è preparato con amido di mais, quindi senza glutine, ricotta, cioccolato fondente e pistacchio. Da Licata Giuseppe Antona, titolare insieme ai fratelli dell’American Bar, ha preparato un’eccellente granita di caffè con panna e polvere di carrubo, il cui segreto consiste proprio nella lavorazione del caffè. I fratelli Antona infatti selezionano il caffè e lo lavorano sin da quando è verde, lo tostano con tempi differenti a seconda del tipo e infine miscelano ed estraggono il prodotto finito. Eleonora Cavaleri di Cosi Dunci, rinomata pasticceria di Favara specializzata nei dolci a base di pasta di mandorla, in particolare l’agnello pasquale. Le sue preparazioni sono estremamente raffinate sia dal punto di vista gustativo che da quello artistico e alla gara ha presentato frutta martorana e altri dolci a base di pasta di mandorla.

La granita dei fratelli Antona si è aggiudicata il terzo posto, il koeksister di Mareme Cisse il secondo e la Raviola del bar pasticceria La Mattina di Ravanusa il primo. Calogero La Mattina, titolare del bar, prepara i suoi dolci secondo l’antica tradizione siciliana. Il dolce con cui ha vinto, che alcuni preferiscono chiamare “raviolo”, al maschile, lo realizza ancora come usava fare sua nonna alla fine della seconda guerra mondiale con solo farina, burro, zucchero, uova, marsala, ricotta e miele millefiori. È un dolce che, come dicono i siciliani, “non si può levare dalla bocca”.  Per il vincitore come premio un soggiorno a Villa Giuliana Relais, un edificio in stile liberty posto sull’amena collina licatese.

Non facile è stata la scelta per i giurati guidati da Pino Cuttaia, il quale ha dichiarato che “per bontà è stato difficile distinguere il dolce domestico da quello professionale”. Altri hanno definito tutti i dolci del contest “una festa e un’armonia di sapori”.

Le raviola

Non solo pasticceria al primo Melt Fest ma anche sei aziende licatesi di eccellenze enogastronomiche del territorio, riunite in “Angolo del gusto”, il comitato impegnato nell’organizzazione dell’evento. Protagoniste dell’evento sono state, dunque, la pizza fritta della Premiata Pizzeria Sardasalata, le conserve e la caponata di mele di Olio di Fousseni, i vini delle aziende agricole La Lumia e Quignones, lo sfincione del ristorante-pizzeria La Rotonda e il pane ed i dolci senza glutine di Mangia con gusto.

Alfredo Quignones, presidente di “Angolo del Gusto” e titolare delle Aziende Agricole Quignones, ha dichiarato: “Licata è al centro della Sicilia, sta sul mare che guarda l’Africa e da millenni è terra di approdi e partenze, perciò quale posto migliore per mettere a confronto, per due giorni, le culture mediterranee partendo dal cibo? Per noi ha voluto essere il primo di una serie di appuntamenti che contiamo di organizzare anche in futuro, coinvolgendo di volta in volta chi è impegnato, quotidianamente nell’accoglienza e nella promozione di questa terra”.

Tantissimi i visitatori, gente del luogo, forestieri e stranieri, tutti amanti del buon cibo e del buon vino, che si augurano che questo evento diventi una consuetudine.

 

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Cettina Callea

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