La costa belga è lunga 67 chilometri e, con poche eccezioni, è un susseguirsi di palazzoni affacciati sulla passeggiata lungomare. Spiagge profonde, maree intense e nuvole basse conferiscono il tipico fascino da mare d’inverno che, purtroppo, si trova spesso anche d’estate. A Oostduinkerke, nelle Fiandre Occidentali quasi al confine con la Francia, i palazzoni rendono il rito della pesca a cavallo dei gamberetti grigi, “il caviale del Mare del Nord”, ancora più surreale.
Una quindicina di pescatori rinnova infatti una tradizione che risale all XV secolo, diffusa a quel tempo su tutte le coste del Mare del Nord. Originariamente erano i contadini che vi si dedicavano, per integrare i propri introiti; adesso le istituzioni sovvenzionano un’attività riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2013, che attira e coinvolge molti turisti, svolta per passione più che per guadagno.
E così, tra aprile e settembre, con la marea bassa, una processione di carretti trainati da possenti cavalli con le zampe pelose e la criniera spettinata attraversa il paese bloccando il traffico, si fa spazio sul lungomare e arriva alla spiaggia. I pescatori, nelle loro cerate gialle, staccano il carretto, sellano il cavallo, attaccano la rete al basto, i due cesti ai lati della sella e si dirigono nell’acqua, ad una profondità pari al massimo all’altezza delle zampe del cavallo.
Durante 2 o 3 ore, il cavallo trascina una rete conica (la drague) larga sette metri e lunga una decina, tenuta aperta da due tavole di legno (les portes). La parte inferiore della rete, appesantita da una catena, crea delle onde sul fondo. I gamberetti, spaventati, saltano e finiscono nell’apertura delle rete. Ogni 30 minuti i pescatori tornano a riva, svuoltano la rete nei setacci, procedono ad una prima selezione e riempiono i cesti, facendo attenzione a non squilibrarne il peso.
Alla fine della pesca tutto il materiale è riposto nel carretto, il contenuto dei cesti setacciato ancora e i pescatori si dirigono verso il paese, dove si fermano per procedere ad una ultima selezione dei gamberetti, lavarli in grandi catini e cuocerli all’aperto in marmitte a legna.
I gamberetti sono poi venduti sul posto, per il consumo immediato, accampagnati dall’immancabile birra.
Fino a qualche tempo fa, sulla spiaggia, le mogli dei pescatori procedevano alla pulitura dei gamberetti, con una tecnica che prevede di spingere la coda e la testa l’una in direzione dell’altra prima di tirarle in direzioni opposte – il contrario non funziona!
Ovviamente le grandi quantità di gamberetti grigi, sgusciati o meno, presenti nei supermercati, nelle pescherie e nelle cucine di ogni ristorante e brasserie del paese non sono pescati a cavallo, ma con grandi barche e processati in modo industriale. Se proprio non potete godere dello spettacolo della pesca a cavallo, dando rigorosamente le spalle ai palazzoni, vi consiglio, come è stato fatto con me, almeno di non cedere alla pigrizia, perché i gamberetti sgusciati fanno un viaggio aggiuntivo di andata e ritorno dal nord Africa dove vengono puliti ad un costo della manodopera molto minore – perdendo in poesia.
Photo credits per l’immagine di copertina #PhilippeCPhoto, dal sito nord-decouverte.fr
Tutte le foto dell’articolo sono di Henri Lemineur, autore di una pubblicazione sui pescatori a cavallo e di un dvd che raccoglie i video di ogni fase della pesca. Il suo sito ed il suo blog sono ricchi di dettagli storici e tecnici.