Brodetto e Moretta, sapori di Fano

La provincia italiana offre sempre sorprese, a chi la sa guardare con pazienza e curiosità. Cittadine dove il buon vivere diventa quasi religione e dove la cura e la valorizzazione del territorio è un punto di partenza, più che un desiderio. Eccoci dunque nelle Marche, a Fano, in un assolato e ventoso autunno, ad assaggiare brodetti e non solo.

Fano dunque, da Fanum Fortunae, un tempio dedicato alla Dea Fortuna pare dopo la vittoria romana contro i Cartaginesi nella battaglia del Metauro. E la Fortuna è ancora il simbolo della città: la guarda, aggraziata, dalla piazza XX Settembre, a lato del bel teatro.

Dante cita Fano nel canto XXVIII dell’Inferno, raccontando l’inganno che Malatestino Malatesta, signore di Rimini, ordì contro Guido Del Cassero e Angiolello da Carignano, capifamiglia delle due più importanti casate fanesi: finse di voler trattare con loro e li invitò nel suo palazzo di Cattolica, ma quando questi furono in mare li fece uccidere, conquistando così il potere.

“E fa saper a’ due miglior da Fano,
a messer Guido e anco ad Angiolello,
che, se l’antiveder qui non è vano,
gittati saran fuor di lor vasello
e mazzerati presso a la Cattolica
per tradimento d’un tiranno fello”

L’Arco di Augusto, costruito per volontà di Ottaviano Augusto nel 9 sec. d.C. è ancora oggi l’ingresso alla città,  e la partenza della via consolare Flaminia, che arriva fino a Roma.

Il museo civico e la ex chiesa di San Domenico ospitano bei dipinti del Guercino, tra gli altri.

Città di mare con le colline alle spalle, terra privilegiata e dolce e patria del brodetto, anzi del Brodetto. Un’istituzione locale piuttosto che una semplice zuppa di pesce: il pescato dell’Adriatico diventa un piatto unico, denso e ricco, profumato con l’aceto. Il rosso brillante è dato dal concentrato di pomodoro diluito con fumetto di pesce, il resto è un trionfo di seppie, triglie, sogliole, palombi, scorfani, rane pescatrici e merluzzetti, calamari e canocchie, san Pietro e gallinelle. I pesci si cuociono in sequenza, dal più consistente al più delicato e tutto si serve su pane duro o tostato. L’origine, come sempre, è povera: la necessità di utilizzare il pescato più piccolo e meno nobile, più difficile da smerciare. Ogni anno, alla riapertura della pesca dopo il fermo biologico, si tiene il Festival del Brodetto, un fine settimana di libagioni, lezioni e gare per vincere la palma del “Miglior Brodetto”.

A coronamento di un pranzo fanese non può mancare la Moretta. Chiamarla caffè corretto pare irrispettoso, ma di fatto è proprio questo: uno strato di liquori scaldati e zuccherati, uno di caffè con la sua schiuma, una scorzetta di limone. I liquori sono una miscela di anice, rum e brandy e anche qui l’origine parrebbe essere marinara. Prima di andare in mare si ha la necessità di qualcosa di caldo e forte, non troppo costoso ma efficace: quello che si trova in cambusa andrà bene, mescolato a un po’ di zucchero e al caffè nero.

La nostra passeggiata marchigiana è finita, ma ci è rimasta la voglia di scoprire meglio una città e un territorio che ha molto da offrire. Ci torneremo in tempo di Festival,  per la Fano dei Cesari  o per il Jazz by the sea. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. È una promessa.

         

L'autore Vedi tutti gli articoli Sito web dell'autore

Daniela Acquadro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati da *