Abrigo, un dolcetto di vino e di nocciole

A Diano d’Alba, tra Dolcetto e pregiatissime nocciole, si incontra la vita e la storia della famiglia e dell’azienda Abrigo Giovanni. Correvano gli anni sessanta, quelli del boom economico, del triangolo industriale, dell’esodo dalle campagne, anni di cui in tanti oggi han nostalgia! Ed è proprio in quel periodo, decisamente in controtendenza, che il capostipite della famiglia, Giovanni Abrigo, decide di acquistare dei terreni a Diano d’Alba per avviare un’azienda agricola.

All’inizio si produceva uva, per poi conferirla a grandi cantine della zona, si allevava la celebre razza bovina piemontese, si coltivavano vari tipi di frutta ma soprattutto ci si dedicava alla produzione della Tonda gentile, la caratteristica nocciola piemontese IGP, riservando ben 12 ettari dell’azienda a noccioleto. Ad oggi la produzione di nocciole è ancora una delle principali fonti di reddito della famiglia, e se ne raccolgono circa 250 quintali.

Con un’azienda a conduzione monofamiliare, per la famiglia Abrigo le tradizioni e la conoscenza dei “vecchi del vino” contano ancora molto, perché custodiscono i segreti delle vere attitudini di questo angolo di mondo e sanno ascoltare e capire la terra. Ed è così che il testimone è passato di padre in figlio, come nel 1987 quando, Giorgio Abrigo, figlio di Giovanni, termina i suoi studi di agrotecnico e decide di occuparsi in prima persona dell’attività, curando la parte vinicola. Con gli anni ad aiutare Giorgio ci ha pensato anche la moglie Paola.

Oggi già tocca ai figli intraprendere quel percorso per portare avanti gli ambiziosi progetti aziendali che hanno come filo conduttore l’amore per il Dolcetto di Diano e per il suo territorio, diventandone ambasciatori in giro per il mondo. Seppur giovanissimi, Giulio, diplomato all’enologico di Alba, ha già sperimentato e messo sul mercato il suo primo vino “Abrigo2”, mentre Sergio, il minore, ancora studente all’Università di enologia, è l’artefice di “Vino Inverno”, un vino prodotto da uve passite.

Circa 14 gli ettari vitati, situati principalmente nel comune di Diano d’Alba, di cui un vigneto unico di Nebbiolo di due ettari in gestione dal 2013 in località Ravera a Novello, uno dei cru più importanti per il Barolo. Perfette o quasi le caratteristiche pedoclimatiche di questi terreni, che si trovano tutti in collina tra i 400 e i 500 metri s.l.m. con forti pendenze. Le lavorazioni sono interamente manuali e molto naturali, poiché solo un’agricoltura etica e responsabile può salvaguardare l’integrità di un territorio e la salute sia per il consumatore finale sia per chi lavora la vigna. Lotta integrata, inerbimento naturale con erbe spontanee tra i filari, recupero dell’acqua drenata, sono alcuni degli accorgimenti utilizzati.

Da quelle prime 300 bottiglie del 1987 vendute per un evento alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli alle 70.000 bottiglie prodotte oggi, ben 9 i vini proposti al mercato. Approfondiamo quindi la conoscenza con alcuni di questi vini.

Langhe DOC Favorita 2016: una Favorita che strizza l’occhio alla modernità, una leggera carbonica che deriva dalla fermentazione in autoclave. Infatti, prima che la fermentazione termini, la vasca viene chiusa in modo da creare delle bollicine appena percettibili. La freschezza dei profumi e l’acidità si esaltano, la beva è molta piacevole. Molto particolare l’etichetta di Daniele Fissore, artista di Savigliano, scomparso lo scorso anno e famoso per i suoi “Green” e “Pic nic”, che rappresenta proprio la classica merenda all’aperto su un campo da golf. Doveva essere utilizzata per una speciale edizione limitata ma poi ne è diventata l’etichetta ufficiale. Da abbinare a Baccalà Mantecato su polenta morbida allo zenzero, capperi e cenere di cipolla – Il Liberty Milano.

Dolcetto di Diano Sörì Crava 2015/2016: un corpo unico con vista sul Castello di Grinzane e sullo sfondo il Monviso. Trent’anni l’età media delle piante che sono allevate a controspalliera e potatura a guyot, e solo vinificazione in acciaio per questo vitigno sensibilissimo, “da maneggiare con cura”. Un vino elegante, fine, dal tannino delicato, equilibrato con una chiusura su note ammandorlate. Da abbinare a Tartelletta calda allo stracchino con mortadella e gelato al pistacchio salato – Il Liberty Milano.

Dolcetto di Diano Superiore Garabei 2015: tra i cru più preziosi e storici della denominazione, è formato da ceppi di circa cinquant’anni, che conferiscono al vino una complessità e una bellezza espressiva del tutto particolari, il terreno argilloso regala armonia, eleganza, profumo e longevità al vino. All’olfatto prevalgono sensazioni di piccoli frutti rossi abbastanza maturi. Buona la struttura. Una curiosità, Missoni si ispirò proprio ai colori autunnali di questa vigna per le sue “melange”.

Barbera d’Alba Marminela 2015: il vigneto si trova sotto alla “rocca” di Diano, dalla quale nel corso dei secoli si sono staccate le “arenarie di Diano”, costituite da sabbie più o meno compatte alternate ad arenarie grigie. In dialetto Marminela sta per “Bambino Dispettoso”, ed è per questo che è stata dedicata a Giulio. Fermenta in acciaio mentre matura un anno in contenitori di cemento, oltre ad un anno di affinamento in bottiglia. Una Barbera didattica con il suo rosso rubino intenso e le suadenti note di more, lamponi maturi e spezie. Non manca di certo in freschezza ma i due anni di affinamento l’hanno ammorbidita, rendendola un piacere da bere.

Nebbiolo d’Alba 2015: prodotto con le uve di tre vigneti abbastanza giovani (2004, 2006 e 2013) a Diano d’Alba. Un vino ancora troppo giovane per l’annata degustata. I tannini non sono aggressivi ma sicuramente un po’ irruenti, quasi scalpitanti. Uno speziato dolce dovuta alla maturazione in legno (seppur di secondo e terzo passaggio) che ben si integra nel complesso olfattivo. Eccellente l’abbinamento provato, il Risotto di zucca mantovana, amaretto e mostarda di arance – Il Liberty Milano.

Barolo Ravera 2013: le uve, come detto, provengono da due ettari presi in affitto in località Ravera a Novello nel 2013. Un vigneto unico che come un anfiteatro si allunga da un capo all’altro della collina, con un lieve cambio di esposizione (sud-est) e di pendenza. Le uve donano un vino più carico di colore rispetto al Nebbiolo di Diano, una struttura più importante che evolve col passaggio (24 mesi) in botticelle di rovere di Slavonia da 10 ettolitri. Un vigneto adatto alla produzione di vini longevi grazie anche alla buona trama tannica e acidità che dona a questo Barolo. Il carattere distintivo di questo cru è la sua tipica nota balsamica. Un vino ed un progetto ancora in divenire, visto che proprio il millesimo 2013 è quello d’esordio. Finezza e eleganza nei profumi, elementi che rappresentano un po’ il fil rouge di tutta la produzione di Abrigo, l’aroma si destreggia tra note floreali di rosa e frutti rossi sotto spirito, per chiudere poi con una leggiadra nuance agrumata che ne esalta la freschezza. In cerca del perfetto equilibrio tra alcol, acidità e tannino, ma siamo ancora nel periodo della gioventù ribelle, maturità e saggezza arriveranno nei prossimi anni. Da abbinare a Crepinette di maiale e scalogni laccati con verza, porri e patata soffice – Il Liberty Milano.

Dulcis in fundo un passito di Favorita, Vino Bianco Inverno 2016, chiamato così in nome dell’uva che lo stesso Giorgio mangiava a tavola durante l’inverno dopo averla fatta appassire e che un anno decise di vinificare. Dopo un primo appassimento in pianta, l’uva viene posta in piccoli plateau in un ambiente arieggiato fino a quando non diventa asciutta e pronta per la pigiatura. La fermentazione, molto lunga, è svolta in una unica barrique e dopo la svinatura continua la sua elevazione sempre in barrique. Questo passito è prodotto solo nelle migliori annate ed è da sorseggiare con cura, visto che la produzione è di solo 600 bottiglie da 0,375 l. Nitidi i sentori di miele e frutta secca, nocciole in primis, che sprigiona. Solo 100 g/l lo zucchero residuo che abbinato ad una buona freschezza rende la beva più che sorprendete. Da abbinare a Torta caprese con sorbetto alla mandorla – Il Liberty Milano o meglio ancora alla Tonda gentile ricoperta di cioccolato prodotta dall’azienda stessa.

[Photo Credits: Antonio Cimmino; Abrigo Giovanni; PR Comunicare il vino]

 

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Antonio Cimmino

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