Un po’ perchè attraversare i cortili dell’Accademia di Brera e salire lo scalone d’onore che porta alla Biblioteca che Maria Teresa d’Austria destinò ad uso pubblico nel 1770 fa sempre un certo effetto, un po’ perchè ha un calendario ricco di appuntamenti stimolanti, molti dei quali hanno ad oggetto la cultura gastronomica, argomento a cui, ça va sans dire, sono particolarmente interessata.
E’ dal 2012 che la Biblioteca Braidense, insieme all’ Archivio di Stato di Milano, all’Associazione BiblioLavoro, alla Fondazione ISEC e alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, porta avanti “Dalla terra alla tavola, vita in cucina”, un progetto intorno al cibo tra storia e cultura realizzato anche grazie al ricchissimo patrimonio materiale e documentale che questi istituti custodiscono, ma non solo con quello.
Ieri pomeriggio la presentazione di “Cucina sotto torchio. Primi libri di gastronomia stampati a Venezia dal 1469 al 1600″ di Flavio Birri, in sala con l’autore anche Alberto Capatti e Alessandro Marzo Magno.
L’invenzione dei caratteri mobili di stampa, si sa, la dobbiamo ad un tedesco, Johann Gutenberg, che nel 1455 ideò un procedimento la cui innovazione risiedeva nella possibilità di riutilizzare i caratteri di stampa. Quello che forse non tutti sanno è che fino alla metà del ‘500 sarà Venezia la capitale per stampatori ed editori. I tedeschi, infatti, non avevano a disposizione i capitali per impiantare stamperie e tipografie e si recheranno a Venezia, che al tempo era la città più ricca d’Italia, dove il Patriziato Veneziano comprese l’importanza e la portata dell’invenzione ed utilizzò capitali e mano d’opera per il nuovo business. Dalle galere in partenza dal porto della Serenissima i libri stampati andranno poi in giro per il mondo.
Fino alla metà del ‘500, inoltre, quella veneta era una Repubblica libera, non c’era censura e qualunque cosa poteva essere pubblicata, corano e libri di gastronomia compresi. Poi il primato della libertà di stampa passerà ad Anversa e alle Fiandre, ma questa è un’altra storia.
E’ a Venezia, quindi che si stampa la prima edizione del trattato di Bartolomeo Scappi, gastronomo e cuoco segreto dei Papi Paolo III e Pio V.
La sua “Opera” è un poderoso trattato formato da ben sei volumi, tra i libri di gastronomia del XVI secolo più completi ed accurati. Accompagnato da illustrazioni didascaliche a completamento di insegnamenti, tecniche di cucina e ricette.
Ironia della sorte si chiama Niccolò Tramezzino il suo editore, e sarà lo stesso editore di Pietro l’Aretino e dei suoi Sonetti Lussuriosi.
A Venezia si pubblicheranno anche le opere di Cristoforo di Messisbugo, lo scalco alle dipendenze di Alfonso I d’Este e poi di Ercole II d’Este, che sarà anche alla Corte dei Gonzaga al seguito di Isabella d’Este e le opere di Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, cuoco, gastronomo ed umanista originario di Piadena in provincia di Cremona.
E’ singolare che a Venezia nessun manuale di cucina veneziana sia stato pubblicato all’epoca, bisognerà addirittura aspettare Sonzogno nel 1908.
Se siete interessati alle attività della Biblioteca Braidense: Semi di cultura Biblioteca Braidense
Cucina sotto torchio. Primi libri di gastronomia stampati a Venezia dal 1469 al 1600″ di Flavio Birri, Helvetia Editrice