Ad ogni edizione l’incipit degli articoli (non solo nostri) sul Merano WineFestival è sempre lo stesso, “Si è conclusa con successo l’ultima edizione della storica rassegna meranese dedicata alle eccellenze wine & food selezionate da The WineHunter Helmuth Köcher”, e via a sgocciolare i numeri. Ma da un’attenta lettura anche di questi si può leggere il successo di una manifestazione nata ormai nel lontano, enoicamente parlando, 1992.
Quindi, eccoli i numeri questa 31ª edizione: 9.000 presenze totali nelle cinque giornate del festival (tenutosi quest’anno dal 4 all’8 novembre); più di 700 produttori presenti tra Wine, Food – Spirits – Beer; più di 330 etichette nella The Winehunter Area, con particolare spazio alla Georgia e ai suoi vini, e ad Abruzzo e Campania quali modelli di viticoltura sostenibile in Italia, alla Bio&dynamica per quanto riguarda i vini naturali, biologici, biosimbiotici e PIWI; oltre 50 gli eventi, tra questi il summit incentrato sulla sostenibilità “Respiro e Grido della Terra” e l’anteprima assoluta del cortometraggio “Merano va in scena”, diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro che ha voluto raccontare la storia ideale che ha ispirato il Merano WineFestival in un incontro immaginario tra il pioniere della viticoltura altoatesina, l’Arciduca Giovanni d’Asburgo e il patron del festival Helmuth Köcher.
Tra i side event della manifestazione una segnalazione di merito per il convegno Naturae et Purae organizzato da Angelo Carrillo, quest’anno dedicato al tema “Wine Resilience – Spiriti Estremi” sulla viticoltura estrema e i vini marittimi con un focus di wild cooking dedicato allo stoccafisso. Il premio 2022 “Nel Segno di Zierock”, istituito 2 anni fa in memoria di Rainer Zierock e della sua opera, è stato assegnato a Thomas Niedermayr, per i suoi vini ispirati ai principi di natura. Il gran finale come da recente tradizione è di competenza di Catwalk Champagne & more, giornata conclusiva dedicata non solo alle più famose bollicine del mondo ma anche agli spumanti italiani metodo classico.
Finalmente ecco (in ordine alfabetico) gli assaggi della prima sessione (4 e 5 novembre) che abbiamo preferito durante questo Merano WineFestival appena conclusosi.
Abbazia di Novacella / Kloster Neustift – Pinot Nero Riserva Preapositus Alto Adige-Südtirol DOC 2018: stilistica molto tradizionale per questo scalpitante Pinot nero proveniente dal maso Marklhof nei pressi di Cornaiano (Appiano). Al naso si riconoscono chiare fragranze di amarena e sfumature di ribes nero. Emergono profumi di sottobosco, accompagnati da suggestioni di cannella e chiodi di garofano. Dotato di un’eleganza seducente, è caratterizzato da un’acidità vivace che si fonde armoniosamente con il suo vellutato tannino.
Cantina Andriano / Kellerei Andrian – Anrar Pinot Noir Alto Adige-Südtirol DOC 2019: da un solo ettaro situato a Pinzon su terreni rossastri e argillosi di roccia calcarea, con strati di pietra dolomitica. Vinificato con ben il 25% di grappolo intero, malolattica e affinamento (per 12 mesi) in barrique, riposa un anno in bottiglia prima della commercializzazione. Una struttura fruttata complessa, dove si fondono con seduzione gli aromi di bacche di bosco e ciliegie, dolci sfumature di spezie e sottili note di foglie di tè, con un tocco leggermente affumicato. Il corpo è compatto, con un’acidità vivace che è perfettamente equilibrata da tannini morbidi a grana fine.
Cantina Valle Isarco / Kellerei Eisacktal – Aristos Pinot Nero Alto Adige-Südtirol DOC 2020. Un vino di montagna le cui uve provengono da Campodazzo, paesino vitivinicolo nella zona sud della Valle Isarco, tra i 500 e i 600 metri di quota su terreni porfirici con depositi calcarei di roccia dolomitica. Fermenta in parte in botti d’acciaio e in parte in tonneaux aperti. Matura per 18 mesi sui lieviti fini in tonneaux, a cui segue un ulteriore affinamento in bottiglia per 6 mesi. Elegante, fresco, godurioso e dalla beva infinita.
Casa Setaro – Contradae 61·37 Vesuvio DOC 2020: un blend (50% Caprettone, 30%Greco, 20% Fiano) nato dal prima progetto di zonazione e salvaguardia della biodiversità nel Parco Nazionale Vesuvio. I tre vitigni campani ancora a piede franco sono coltivate in questa zona da inizio del Novecento. Nel nome i riferimenti alla smorfia napoletana del cru Bosco del Monaco da cui provengono, infatti 61 è il bosco, 37 il monaco. Si presenta di un colore dorato intenso, al naso offre una complessità di profumi che spaziano dai fiori gialli alle erbe selvatiche e al basalto. In bocca, è succoso, con una vivace sapidità e un mix di gusti che vanno dall’albicocca alla pesca matura, accompagnati da note di ginestra, gesso e aromatiche essenze mediterranee, per un sorso lungo e piacevolmente fresco.
Cavalchina – Rabitta IGT veneto 2019: solo 1.000 bottiglie per questa Fernanda in purezza che cresce su Terreni morenico con presenza di ghiaia. Molto particolare la sua vinificazione, una sorta di eiswein, ma secco. La fermentazione alcolica si protrae per circa 15 giorni mentre la fermentazione malolattica viene inibita. Dopo il travaso di fine fermentazione i vini rimangono a contatto con le fecce fini con regolare fino a primavera. L’imbottigliamento avviene prima dell’estate e la messa in commercio a due anni dalla vendemmia. Si presenta con brillanti riflessi verdi ed intense note di fiori bianchi al naso che abbinate con la sapidità caratteristica del terreno morenico regalano un’estrema lunghezza al palato con acidità e ph quasi da Riesling.
Ca’ da Roman – 3|6|9 IGT Veneto 2021: prende il nome dal cronoprogramma aziendale, sono stati necessari 3 anni di sovesci per portare i terreni ai valori organolettici per loro ideali, poi hanno messo a dimora la prima vigna di Souvignier Gris, dopo 6 anni, nel 2021, questa prima annata, a 9 anni il progetto andrà a regime. Azienda appartenente alla neonata rete d’imprese Resistenti Nicola Blasi, composta da otto aziende agricole che operano in territori diversi tra Friuli, Veneto e Trentino, dal Mare Adriatico alle Dolomiti, guidati dall’enologo Nicola Biasi. vino elegante e molto affascinante, Al naso, si presenta, con un bouquet di erbe aromatiche, frutta a polpa bianca e una sottile ma persistente sensazione minerale. Il sorso è diretto, di corpo, i tratti salmastri ne allungano il finale.
Fattoria di Valiano – San Lazzaro Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2019: corpo struttura e agilità, grazie alla sua vena mentolata, insaporita da una piacevole nota sapida. Un cru di Castelnuovo Berardenga su un terreno argilloso, con presenza di scheletro. Fermentazione malolattica interamente svolta e affinamento in legno grande per circa 20 mesi. Rosso rubino intenso impreziosito da luminose screziature purpuree, un delizioso fruttato si offre con note di amarena, lampone e vaniglia, su una trama tannica morbida che conferisce al vino un’eccellente persistenza, arricchita da un tocco gradevole di salinità.
Hauner – Salina Bianco IGP 2020: prodotto con Inzolia e Cataratto allevati a spalliera a Vulcano. È un vino spiazzante, magnetico, buonissimo. All’olfatto, si rivelano aromi di macchia mediterranea accompagnati da un fruttato delicato di agrumi e frutta esotica. Al palato, questo vino è fresco e immediato, con una piacevole persistenza e una nota sapida ben equilibrata.
Letrari – Quore Pienne Riserva Extra Brut Trento DOC 20165: 100% Pinot Nero con oltre 60 mesi di affinamento sui lieviti pe l’ultima creazione di Lucia Letrari, winemaker di casa, dal 1987 nell’azienda agricola di famiglia fondata nel 1976 da suo papà Leonello, e dal 2017 insieme al fratello Paolo alla guida della cantina della Vallagarina. Ricco e complesso con i suoi accenni di susina, mela cotogna, tè e una leggera nota di zenzero, insieme a fragranze di pane tostato e un sottile tocco di liquirizia. Al gusto è appagante, rivela subito un’energica e vivace freschezza agrumata, accompagnata da un leggero retrogusto salino.
Terenzuola – Verticale Cinque Terre Classico DOC 2021 / 2018 / 2016 /2015: uno dei capolavori che Ivan Giuliani crea in quella terra di confine tra Liguria e Toscana, sui suoi 22 ettari vitati posti dai 50 ai 450 metri di altitudine, che spaziano dalla Cinque Terre, passando dai Coli di Luni e per finire alle pendici delle Alpi Apuane a ridosso delle storiche cave di marmo di Carrara. Un vino dove il tannino dell’uva Bosco e la parte aromatica del Vermentino incontrano le acidità di Albarola e Ruzzese in un mix naturalmente equilibrato che fa della sapidità e finezza le sue caratteristiche fondamentali, proprio come nella giovane 2021. Nella 2018 pian piano fa capolino un intrigante sentore di idrocarburo, mentre la 2016 impressione per mineralità. A chiudere una più evoluta 2015 che vira verso note più dolci che richiamano la ginestra e il miele d’acacia.
Vignudelli Wines – Napoléon sur lie Orange 2020: 90% Malvasia e Marsanne per il 10%, quest’ultima, originaria della regione del Rodano settentrionale, fu introdotta nelle colline piacentine dalle truppe Napoleoniche. Da qui il nome di questo orange wine che fermenta in acciaio con lieviti indigeni e macerazione sulle bucce per 5 giorni. All’olfatto si percepiscono profumi di frutta candita, miele, lavanda e un leggero sentore di legno affumicato. Al gusto, il vino è avvolgente e pieno, con un sapore che varia da dolci note di miele a un tocco leggermente agre di lime e cedro.
[Photo Credit: Antonio Cimmino]