Chiunque abbia superato da qualche annetto l’età dello sviluppo certamente ricorda le caramelle d’orzo: quadrate, lucide, di un bel colore ambrato, venivano considerate un toccasana per gola infiammata e tosse quando le farmacie non offrivano centinaia di alternative meno rudimentali e più efficaci.
Si dice che le più antiche siano state realizzate da un confettiere torinese che ne diede la ricetta in un suo libro del 1790; ma è certo, invece, che specialiste delle caramelle d’orzo, del “sucre d’orge”, fossero, fin dalla prima metà del ‘600, le suore del convento benedettino di Notre-Dame des Anges a Moret-sur-Loing.
Moret è un idilliaco villaggio dell’Île-de-France, a pochi chilometri a sud di Parigi; noto soprattutto per aver incantato Alfred Sisley, che ne immortalò gli scorci più pittoreschi in molti dipinti, merita una visita per il suo piccolo centro medioevale e la splendida posizione sul fiume Loing, abbellita da deliziosi mulini.
Là, nel 1638, fu fondato il Prieuré de Notre-Dame des Anges dove, fin dai tempi della prima Superiora, Elisabeth Pidoux, fu avviata la produzione di caramelle e bastoncini di sucre d’orge, pensati per addolcire la gola dei predicatori e perciò diventati compagni fedeli di chiunque avesse necessità di parlare a un uditorio.
Il successo fu grande fin dal primo momento, tanto da rendere le dorate caramelle apprezzate persino a corte; si dice che Luigi XIV e Bossuet ne fossero affezionati consumatori. Per quasi due secoli le sucre d’orge non conobbe crisi, finché le vicissitudini del convento, in particolare durante la Rivoluzione Francese, non portarono alla sospensione della produzione e alla dismissione del monastero. La ricetta delle caramelle sembrò perduta per sempre, ma in realtà una delle ultime suore viventi del Prieuré, suor Felicité, la trasmise, prima di morire, a un’amica che, secondo le sue istruzioni, la confidò alle nuove religiose che tornarono a stabilirsi nel convento di Moret dopo la tempesta rivoluzionaria.
La fabbricazione fu ripresa nel 1853 ed è continuata fino ai giorni nostri tra alti e bassi, anche se ad occuparsene non sono più le religiose, che lasciarono Moret a causa di ulteriori difficoltà e dell’età avanzata nel 1972: dapprima è stata la famiglia Rousseau, da quando, nel 1970, Suor Marie-André trasmise la formula delle dolcezze d’orzo a Monsieur Jean Rousseau, amico personale e del convento nonché confettiere, poi, dal 2012, il “Sucre d’orge des Religieuses de Moret” è diventato di proprietà della Societé des Lis Chocolat.
Si potrebbe pensare che il “sucre d’orge” di Moret non abbia nulla di diverso dalle normali e tuttora reperibili caramelle d’orzo, ma non è così: oggi la maggior parte delle caramelle in commercio non contiene traccia d’orzo, ma è prodotta solo con zucchero e glucosio, mentre a Moret la produzione è ancora realizzata con zucchero (di barbabietola, un tempo di canna) e decotto d’orzo per aromatizzare, cotti in calderoni di rame. Per il resto, ingredienti e fabbricazione restano un segreto che ha resistito, a quanto si racconta, persino alle analisi chimiche.
Oggi di “berlingots” e “bâtonnets” se ne producono circa 150 kg alla settimana, soprattutto per i turisti che affollano Moret in estate divertendosi anche a visitare il piccolo museo dedicato al sucre d’orge, che raccoglie oggetti e documenti che ne raccontano storia e fabbricazione. La posizione incantevole del museo è già una valida ragione per visitarlo: bastano 50 minuti di treno dalla Gare de Lyon per ritrovarsi in un piccolo paradiso di zucchero e di acque impetuose.