Figli ingrati del Mare Nostrum

Un progetto europeo per valorizzare e preservare la dieta mediterranea, o ciò che ne sopravvive: MedDiet, che ha tra i suoi fulcri l’Italia, si pone come fine la salvaguardia di un regime di vita, e non solo di alimentazione, già consacrato dagli studi di Ancel Keys come il migliore possibile.

Destinato a durare 30 mesi, dal gennaio 2013 al giugno 2015, MedDiet (Mediterranean Diet and Enhancement of Traditional Foodstuff) si articola in una serie di iniziative informative ed educative che coinvolgono scuole, consumatori, ristoratori e tutti i soggetti interessati dei paesi che hanno aderito al progetto: Egitto, Grecia, Italia, Libano, Spagna e Tunisia.
Capita che si sia ancora costretti a spiegare che “dieta” non significa “dieta dimagrante”, il che suggerisce che non siamo messi benissimo. Dieta, fin dalla sua etimologia greca, equivale a stile di vita; nel caso di quella mediterranea ancor di più, poiché il legame tra cibo, rituali sociali, convivialità, tradizioni, è quanto mai stretto ed è ciò che la tutela dell’UNESCO, che ha inserito la dieta mediterranea nel patrimonio immateriale dell’umanità nel 2010, intende salvaguardare: “…un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola”.

76437_meddiet_2

Probabilmente non siamo in grado di renderci conto di quale ruolo abbiano o abbiano avuto la tavola e i pasti nella formazione delle nostre consuetudini e del nostro vivere insieme, né di quale complesso intreccio millenario di incontri e relazioni tra i paesi del bacino del Mediterraneo sia all’origine della nostra cultura alimentare, e non solo di quella.

Mediterraneo, “Medium terrarum”: mare in mezzo alle terre e dunque centro ma anche mediatore, collegamento, mezzo; Mediterraneo crogiolo di culture diverse ma pure affini, mescolatesi e mescolantesi tuttora in un insieme costruito attraverso millenni di civiltà e che, anzi, alla civiltà occidentale così come oggi la intendiamo ha dato i natali. Pur tra conflitti di ogni genere, qualcosa, che lo si volesse o meno, ha percorso e formato l’identità di tutti i popoli che sul Mare Nostrum si affacciano, multiculturali per natura e destino: ennesima dimostrazione che la differenza, quando comporta contatto e scambio, è ricchezza; e per quanto il Mediterraneo possa aver perso la centralità storica e geopolitica, resta il ventre dal quale siamo nati, dal quale però ci siamo allontanati, e il mutare delle nostre abitudini alimentari ne è la triste prova. Siamo figli ingrati che si sono lasciati colonizzare con leggerezza dal pasto veloce, dalla caloria facile; privilegiati dalla natura e dalla tradizione che aveva cura della nostra salute facendoci resistenti ai malanni più subdoli, abbiamo subito il fascino facilone del confezionato e del già pronto, tradendo alcuni tra i principi oggi riconosciuti più importanti della dieta mediterranea: freschezza degli alimenti, stagionalità. Ben prima della riscoperta e della moda, frutta e verdura erano a chilometro zero (per abbondanza e per necessità) sulle sponde del nostro mare, e avevano un ruolo di primo piano nel regime quotidiano.

133

www.beniculturali.it Rappresentazione della raccolta delle olive. Anfora Attica, VI sec.a.C. British Museum, Londra.

L’uso sapiente dell’olio d’oliva, ricco di polifenoli e acidi grassi monoinsaturi, ci evitava il consumo di grassi di origine animale. I cereali erano sempre presenti nella nostra dieta perché economici e sazianti, in barba ai regimi low-carb che impazzano in terre che, in termini di sana nutrizione, hanno ben poco da insegnarci. Noci e semi venivano consumati con regolarità ed erano ingredienti fondamentali di molti piatti. I legumi, proteine buone che nulla hanno da invidiare a quelle più costose che un tempo potevamo permetterci solo di rado, non mancavano nel regime settimanale. E con essi i formaggi freschi e i latti fermentati; il pesce, consumato occasionalmente, ma di quello buono, azzurro, ricco di acidi grassi Omega 3; l’acqua, sembra un’ovvietà, bevanda principale ai pasti e fuori dai pasti; il vino, poco e giusto, un bicchiere ai pasti, anche meno. E poi molluschi, pollame, uova, con misura; carne rossa, rara. La proporzione tra gli alimenti e soprattutto la varietà hanno fatto della dieta mediterranea ciò che è: un capolavoro di equilibrio. La posizione geografica, il clima, il rapporto con la terra e con l’ambiente, il saper fare, la storia, la povertà, il caso ci hanno regalato un regime di vita che ha stupito il mondo tanto da renderci oggetto di ricerche di studiosi incuriositi dalla nostra longevità e dalla nostra scarsa predisposizione alle malattie cardiovascolari. Al centro dell’attenzione, soprattutto le popolazioni del Cilento e di Creta, che sembravano possedere il segreto dell’eterna giovinezza, o almeno della buona salute, finché anche loro non hanno cominciato a cedere al richiamo di un’alimentazione che dava un’illusione di raggiunta ricchezza, e l’incidenza di obesità, patologie cardiovascolari, diabete si è puntualmente impennata.

24(3)

Ma a caratterizzare la dieta mediterranea, oltre alla tipologia e alla giusta proporzione degli alimenti, sono altri fattori che sono stati inclusi per la prima volta nella rappresentazione grafica della nuova piramide alimentare della dieta mediterranea elaborata nel 2010. Perché intorno al cibo si articola un sistema di abitudini, valori, usanze che ha un ruolo attivo nel determinare la qualità della vita. Così viene sottolineata l’importanza della convivialità, delle attività gastronomiche (cucinare in casa o cucinare insieme come rito sociale), del riposo e dell’attività fisica, dell’uso di prodotti locali, freschi, poco manipolati e di stagione, ma anche delle abitudini locali e sociali riguardo, ad esempio, all’abbondanza delle porzioni e al bere vino. Perché a dare validità alla dieta mediterranea non sono i singoli elementi ma la loro sinergia, la combinazione tra qualità del cibo e modo di consumare i pasti, vita più rilassata, dolcezza del clima, socialità. Il che rende particolarmente complicata, ma non impossibile, un’adesione al modello in un’epoca in cui profondi cambiamenti nello stile di vita e nell’organizzazione delle giornate hanno sconvolto ritmi e tempi del mangiare.

piramidenew1

Insomma, la cucina di stile mediterraneo, accompagnata da usi, tradizioni, addirittura atteggiamento verso la vita, non ha rivali, è buona, fa bene, e contraddice ogni mitologia sull’alimentazione sana come complesso di rigide norme punitive. A tal punto da aver bisogno di essere tutelata come un valore che rischia di perdersi per sempre, insieme all’enorme eredità culturale e ambientale che la accompagna. Perché il Mediterraneo è soprattutto e ancora quello che Fernand Braudel tentò di definire: “Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”, eppure “Nel paesaggio fisico come in quello umano, il Mediterraneo crocevia, il Mediterraneo eteroclito si presenta al nostro ricordo come un’immagine coerente, un sistema in cui tutto si fonde e si ricompone in un’unità originale.”

Il progetto Med Diet, dopo aver fatto tappa con eventi e iniziative a Cagliari e in Campania, approda in questi giorni in Liguria, a Imperia, con il Forum Dieta Mediterranea (14-16 novembre).

Per maggiori informazioni:

MedDiet Italia
Associazione Nazionale Città dell’Olio
Fundación Dieta Mediterránea

L'autore Vedi tutti gli articoli Sito web dell'autore

Giovanna Esposito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati da *