Il sole, il mare, il riso

Foto: http://www.risodisibari.com

Sibari: Il sole, il mare, il riso! Percorrete la Salerno-Reggio con coraggio e mite rassegnazione per godere del mare cristallino della Calabria, o della natura incontaminata del Pollino o della Sila. Pregustate la ‘nduja e vi preparate ad affrontare coraggiosamente i pasti più piccanti dell’anno, magari avete anche pensato alla piccola scorta di cose buone che vi riporterete a casa. Perfetto. Ma lo avete messo il riso nella lista??

 Foto di apertura: www.risodisibari.com

Quella della coltivazione del riso in Calabria è una storia moderna che affonda le sue radici in un passato piuttosto lontano: un’ipotesi è che il suo arrivo nella regione risalga al terzo secolo a.C., periodo in cui nella colonia greca Sybaris (ribattezzata Thurii), venne portato questo cereale, probabilmente dall’India, oggetto di conquista di Alessandro Magno.

L’antica Thurii scomparve dopo il sesto secolo d. C., le alluvioni la sommersero nell’arco dei secoli, e dell’antica città non rimase nulla, se non una pianura incolta e paludosa. Ancora nei primi decenni del 1900, la Piana di Sibari era un luogo insalubre, la cui bonifica fu iniziata senza essere portata a termine già negli anni del fascismo. Fu re-iniziata e completata nel 1950, grazie ad una legge di riforma agraria, e fu in quel periodo che riprese la coltivazione del riso, grazie alla sperimentazione effettuata dall’Esac (Ente di Sviluppo agricolo della Calabria) e alla famiglia Muller-Toscano, che darà il nome alla prima etichetta di riso calabrese. Il riso prodotto veniva inviato nelle riserie del Nord, in gran parte ad un consorzio di Verona, poichè non vi erano al sud fabbriche capaci di lavorarlo.

E veniamo ai giorni nostri o meglio, a poco più di un decennio fa: nel 1999 arriva nella diocesi di Cassano allo Jonio (il comune in cui si trova la Piana) un nuovo vescovo, che si ritrova mille ettari di terra da gestire, un lascito ricevuto decenni prima. Grazie anche alla sua lungimiranza, nasce un sistema di compartecipazione tra la DIocesi, i piccoli proprietari e un’impresa locale, che consente di avviare una produzione imponente non solo della materia prima, ma anche del prodotto finito.

immagine-013

Dal 2006 nasce quindi un’azienda, la Magisa, con il primo opificio nel meridione: o meglio, l’unica riseria a sud di Ferrara, in grado di lavorare il risone (il riso colto dalla pianta) attraverso le fasi di sbramatura e sbiancatura, che lavora il raccolto di gran parte delle risaie della piana, in totale parliamo di quasi 400 ettari.

Il riso prodotto nella Piana di Sibari è di diversi tipi: c’è il classico Carnaroli, il Karnak, che è una sua variazione assolutamente al suo livello, il Gange, l’integrale, l’originario, l’Arborio. Il microclima particolare della zona, temperato e caratterizzato dalla salinità dovuta alla vicinanza al mare, fa sì che il riso acquisisca proprietà organolettiche del tutto particolari.

Qualità alta e prezzi quasi da grande distribuzione si uniscono in questo prodotto che però è ancora poco conosciuto, anche poco al di fuori dei luoghi di produzione.

Per cui proviamo a rispondere alla domanda delel cento pistole: come e dove trovare questo riso se non si abita in provincia di Cosenza?

I marchi con cui il riso calabrese si trova in commercio sono due: “Il riso di Sibari“, marchio della società Magisa, e il riso della Masseria Fornara, della famiglia Percacciante. Quest’ultimo viene distribuito attraverso la società Campoverde, attualmente solo nella provincia di Cosenza e in qualche gastronomia di alto livello sempre in Calabria, ma ci sono progetti di ampliamento della rete di vendita.

I prodotti a marchio “Riso di Sibari” hanno una diffusione più ampia (sul sito c’è una mappa aggiornata che può aiutare ad individuare il punto vendita più vicino) che è supportata da un servizio di vendita “porta a porta”. E’ in preparazione un progetto di e-commerce gestito sul sito della Magisa che partirà dal 2014.

Una piccola postilla: nella zona, sono (o sarebbero, vista la contingenza) imperdibili gli scavi di Sibari: di grandissimo interesse, sono il frutto di un lungo lavoro cominciato nel 1967 che ha portato alla luce i resti delle città di Sybaris, Thurii e Copia (come fu chiamata durante la dominazione romana): purtroppo nel marzo 2013 l’esondazione del fiume Crati ha provocato l”inondazione degli scavi, ed è un dolore vedere le foto degli scavi come sono ora, ricoperti di fango, nonostante gli interventi più urgenti di drenaggio dell’acqua siano stati fatti. Attualmente ci sono un progetto ed un piano di appalti che consentirebbero la fine dei lavori e il ripristino del sito per la fine del 2015.

Riseria MAGISA

Zona Industriale Vilalpiana (CS)

Tel. 0981 56220

Masseria Fornara

Contrada Garda Sibari

87011 – Cassano alla Jonio (CS)

tel. 0981 415141

            

L'autore Vedi tutti gli articoli

Elvira Costantini

1 Commento Aggiungi un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati da *