Luigi sale sullo scranno per arrivare alla tavola. Nonna Teresa, solida vergara (matriarca) marchigiana, sta tirando la sfoglia e lui non vuole perdere neanche un dettaglio dei suoi movimenti.
Poi, cresce, Luigi e, dopo la scuola, il lavoro. Un ufficio, grandi responsabilità e successo, ma, nel suo volere, resta quel ricordo di benessere assoluto, il giallo della pasta, l’odor di casa.
Quando Luigi incontra Maria è amore, un amore che trama anche nei sogni e nelle intenzioni, un amore che arriva a cambiare i cardini di tutta la vita e a riportare al centro la volontà di un bambino: fare la pasta, come la faceva nonna, perché tutti possano sentire, sedendosi a tavola, il buono assoluto di un piatto di pasta.
Nasce così La Pasta di ALDO, dove Al.Do è l’acronimo dei cognomi di Luigi e Maria, ALzapiedi e DOnnari.
Nasce nelle Marche, dove la pasta all’uovo secca vanta una tradizione certificata. Nasce nella terra dei calzaturifici e nello stupore e sconcerto dei parenti tutti.
“È la mia passione, racconta Luigi, studiare i grani e le farine, progettare macchinari che aiutino la pasta a seccare, mantenendo inalterati gusto e caratteristiche, cestelli di lavatrice, impastatrici per pizza, stendibiancheria, tutto ho provato per ottenere il risultato voluto”
Una pasta morbida che una volta essicata torni ad esser morbida, porosa e non scuocia. Semola di grano duro e uova, prove su prove, per determinare le diverse miscele per ogni tipo di pasta e poi i tempi in essicatoio e la consistenza che non deve tradire.
La pasta di Aldo non è solo un pastificio artigianale, dove i formati della tradizione sono fiori all’occhiello, è ricerca e modernità, perché come dice Luigi
“il mondo è andato avanti e io non sono qui a fare il primitivo”
Ecco allora in produzione la pasta al limone, al nero di seppia, allo zafferano, i formati con farine integrali, come il grano saceno e il farro
“ragazzi, quando ho studiato il farro ci ho dedicato oltre 4 anni e studio ancora, grano arso, canapa, studiare è la mia passione, ma il farro, ci sono 200 tipi di farro, per esempio quelli a cui piacciono le paste estreme mi chiedono la pasta di farro selvatico, ma puzza! Non mi piace e se non piace a me, non va in produzione.”
Come fai a non innamorarti perdutamente di un uomo così? Che quando parla si accende di passione e ti contagia e che, quando arriva la moglie, Maria, la presenta con orgoglio dicendo “La Pasta Aldo è lei, non ci sarebbe nulla qui, senza di lei, perché lei ha detto va bene, mandiamo tutto a quel paese e facciamolo”
Anche Heston Blumenthal, chef britannico 3 stelle Michelin, ha creduto in loro e quando un giornalista gastronomo gli ha fatto assaggiare il prodotto, lo chef ha telefonato all’azienda e si è presentato al pastificio con la BBC per realizzare un documentario.
Da quel momento la Pasta di Aldo è decollata fino ad arrivare sulle tavole dei reali, dei ristoranti stellati, sulle tavole di chi fa della qualità la propria bandiera.
Oggi la Pasta di Aldo è considerata “forse la migliore pasta all’uovo d’Italia”
credits: “In search of perfection” di Heston Blumenthal
Luigi e Maria continuano a sognare e ora, stanno progettando un’azienda più grande, che diventi lavoro, scuola e laboratorio per il territorio e per i ragazzi che come lui, hanno un sogno diverso dal fare le scarpe.
ps: “non crediate che solo l’artigiano possa fare delle cose straordinarie, anche l’industria lavora bene, le uova pastorizzate io le prendo dall’industria, me costano un occhio della testa, ma son le migliori, provate voi a trovar tante uova come mi servono, dai contadini attorno a casa”
Tagliatelle, Macccheroncini, Farrine, Saracene, La pasta di Aldo, Località MonteSanGiusto Macerata
credits: “In search of perfection” di Heston Blumenthal
Ph: mogliedaunavita
io credo di averlo conosciuto, questo Signor Luigi, ad una iniziativa della Camera di Commercio di Pesaro, qualche anno fa. Ricordo che non mi tornavano i conti: parlava della nonna, di voler replicare in grande la pasta che lei preparava per la famiglia, ma quel nome maschile che aveva scelto per l’azienda mi creava qualche fastidio…fino al momento in cui ha spiegato che, appunto, si tratta di un acronimo.
Per fortuna mi sono trattenuta dall’esternare il mio disappunto!