Uscito da pochi giorni per i tipi di Chiarelettere, “La repubblica del maiale- Sessant’anni di storia d’Italia tra scandali e ossessioni culinarie” è un librino lieve e divertente, ironico e ricco di spunti, informato senza essere noioso. Racconta la storia della Repubblica Italiana partendo da una delle patrie manie: il cibo.
Roberta Corradin, l’autrice, scrive da tempo di cucina e viaggi. Valsusina per nascita e nomade per vocazione, pare abbia finalmente trovato la pace a Donnalucata, nella Sicilia sud occidentale. Forse il buen retiro mediterraneo le ha dato la lucidità necessaria per “rileggere la storia della Prima e della Seconda repubblica all’insegna delle ossessioni culinarie di una nazione sempre più nota all’estero per la deliziosamente perversa diade di alta cucina e bassa politica”.
Fin troppo facile il sottotitolo che balza alla mente: dalla Comunità del porcellino al porcellum. Comunità del porcellino? Forse non tutti sanno che molte riunioni informali dei nostri padri costituenti si tennero a Roma, in via della Chiesa Nuova, a casa delle signorine Portoghesi.
Telemaco Portoghesi Tuzzi – autore di “Quando si faceva la Costituzione” spiega così la genesi del nome scherzoso:
(…)l nome Comunità del Porcellino nacque dall’intercalare che Laura Bianchini (in casa chiamata Laurona per distinguerla da Laurina o Laura piccola che era zia Laura, molto più minuta) era solita utilizzare. Laurona, carattere forte da “vecchio alpino”, come a lei piaceva definirsi, quando perdeva la pazienza etichettava i suoi interlocutori, e specialmente i nostri commensali, con l’epiteto “tu sei un PORCO”.(…) Il primo emblema della Comunità fu un porcellino di vetro che fu appeso con un nastro tricolore al lampadario della sala da pranzo, sembra portato da Vittorino Veronesi. Fu seguito da un tagliere di legno a forma di porco che Pantani suddivise in diverse parti assegnandone una a ciascuno: lardo di Beppe (Lazzati), spalla di Criconia, pancetta di Piccioni, prosciutto in miniatura di Laura (Bianchini), zampino di Fanfani, zampone di Pippo (Dossetti), gota di Angela (Gotelli), cuore di Giorgio (La Pira), grugno di Calosso, orecchie Portoghesi. Sull’altro lato a mo’ di epigrafe scrisse: Lazzati, Dossetti, Gotelli e Bianchini furono a Roma da porcellini, a eterna memoria di loro pose il Ministro del Lavoro 1947. Da allora la nostra casa si è riempita di porcellini di tutti i tipi e di tutti i materiali che gli ospiti portavano in regalo. (…)
La Corradin preferisce far derivare il nome da un maialino ripieno portato in dono da Vittorino Veronesi, allora direttore delle Acli. Chissà a quale versione bisogna dare più credito.
Se la genesi della repubblica è all’insegna del maiale, altrettanto suino è il suo epilogo – sul porcellum siamo informati tutti.
Ma torniamo al libro.
Per ogni decennio ci vengono presentati – in due parole, non temete il trattato – gli avvenimenti salienti, ciò che era à la page mangiare e bere al ristorante insieme ad una raccolta di ricette d’epoca – così come sono apparse in libri e riviste, per chi volesse cimentarsi in un amarcord gastronomico.
Un bignamino di ciò che abbiamo vissuto.
Negli anni Cinquanta fanno il loro timido ingresso nelle case gli elettrodomestici e la plastica. Il benessere si misura dal girovita: chi ha sostanze ha grasso in eccesso. Intanto il 7% degli italiani sopravvive con 600 calorie al giorno – senza alcun problema di linea. L’acqua effervescente si fa con la Cristallina, nasce il gelato da passeggio e si ricopre tutto di gelatina. Quella vera, per ora, ricavata da un buon brodo. I rotoli di prosciutto in gelatina sono considerati un antipasto di eleganza squisita. In alcune famiglie (quella di chi scrive, ad esempio) non sono mai passati di moda.
Gli anni Sessanta vedono la nascita dei supermercati, della Nutella e della contestazione giovanile. I contestatori sono disinteressati al cibo, anche se alcuni di loro fonderanno, qualche anno più tardi, pietre miliari dell’eccellenza culinaria come Gambero Rosso e (Arcigola) Slow Food. Nasce anche la prima guida “ai ristoranti e trattorie d’Italia” pubblicata dall’Accademia Italiana della Cucina. In ritardo rispetto alla francese Michelin, ma tant’è. Si mangiano panini come in America e insalata russa – che di sovietico ha solo il nome. Si bevono Manhattan e Martini “shaken, not stirred”, come insegna James Bond.
Gli anni Settanta sanciscono la definitiva legittimazione del cibo industriale (maionese in tubetto e carne in scatola su tutto) e nasce la Nouvelle Cuisine. L’alta cucina, come l’alta moda, parla ancora francese.(…) Con la Nouvelle Cuisine nasce la cucina del mercato e della freschezza, delle cotture brevi e dei condimenti leggeri, e il concetto del mangiare bene si dissocia da quello dell’abbondanza. (…) I comuni mortali, quelli che non si possono permettere i ristoranti di lusso, si consolano con il flambé o con il Cordon Bleu che non è ancora una cotoletta surgelata da spadellare al volo ma “la” scuola di cucina per antonomasia – antesignana delle innumerevoli imitazioni e infinitamente più prestigiosa. A giudicare dalla raccolta di ricette in appendice al capitolo si evince che i buffet delle navi da crociera e le gastronomie di provincia non hanno subito alcuna evoluzione: uova ripiene, ravioli al burro flambé, vol-au-vent ai funghi, polpettone, Mont Blanc.
Negli anni Ottanta trionfano merendine e panna da cucina a lunga conservazione. Si cominciano a collezionare libri di ricette, i piatti salati con la frutta fanno furore. Nell’ 82 esce “La Gola” (…) mensile colto, raffinato, con un approccio storico, culturale e sociale alla cucina. Grafica sobria, anglosassone, niente foto, solo illustrazioni in bianco e nero. (…) Doveva essere una meraviglia. Peccato che a quell’epoca molti di noi non andassero oltre a DolceForno e Topolino. Dopo il disastro di Cernobyl ci si comincia ad interessare al biologico, trend inarrestabile che si consolida nei decenni successivi. Sono gli anni delle pennette vodka e salmone, del risotto alle fragole, dei tortellini alla panna, della quiche svuotafrigo, della Milano da bere.
I Novanta vedono l’esplosione dell’aceto balsamico (spesso finto) , di Tangentopoli, di Ferran Adrià e del sifone, della rucola e dei pomodorini Pachino, delle foto di cibo sempre più allusive e patinate (…) Farà scuola, tra gli addetti ai lavori, una foto di copertina di Vogue Entartaining che di una mousse di cioccolato illustra il puro piacere, immortalando il piatto vuoto e il cucchiaino sporco (…). Il cibo di moda si mangia con le mani e si chiama finger food, con buona pace delle classiche tapas spagnole.
E veniamo ai giorni nostri. Viste da vicino le ossessioni hanno le proporzioni di una vera e propria epidemia. La ricerca spasmodica dell’ingrediente dimenticato – di preferenza un presidio Slow Food, la cottura sotto vuoto a bassa temperatura, il Microplane, il cioccolato di Modica e la fava tonka sono solo alcune delle manie collettive di ieri l’altro. Scagli la prima pietra chi ha continuato a mangiare i suoi involtini di prosciutto senza neppure un’ombra di curiosità per le nuove tendenze. Corollario dell’interesse planetario verso il cibo e vero fenomeno del nuovo millennio sono però i foodblogger, esseri mitici nati da una parannanza e una tastiera senza filo: si muovono in branchi e migrano di evento in evento. Gli chef di grido sono osannati e seguiti da schiere di adoratori, che neppure Michael Jackson ai tempi d’oro. Oramai è normale fotografare il cibo, al ristorante come a casa.
Il resto, si sa, è cronaca.
Quali le tendenze future? Roberta Corradin non si avventura in previsioni. Si limita a riflettere sull’utilità del maiale, che da vivo non serve a niente – non fa compagnia, non compie servizi di nessuno tipo, non è disponibile al gioco. Si limita a mangiare, profondendo in questa attività ogni sua energia. Da morto, al contrario, si lascia consumare integralmente. (…) Allora, forse, la Repubblica del maiale è come il maiale stesso, forse solo da morta ci lascerà finalmente un’eredità.(…)
Titolo: La repubblica del maiale. Sessant’anni di storia d’Italia tra scandali e ossessioni culinarie
Autore: Roberta Corradin
Editore: Chiarelettere
Collana: Reverse
Data di Pubblicazione: Gennaio 2014
ISBN: 8861904874