Utilizzare un bastoncino per fare la pasta è un colpo d’ingegno che accomuna le massaie di molte zone d’Italia. I maccheroni col ferro si fanno in Calabria, nel Cilento, in Puglia, in Sicilia e cambiano nome da zona a zona: fusilli, busiate, minchiarieddi, maccarruni, firzuli, possono essere più o meno lunghi e fatti con ferri a sezione quadrata o rotonda; si usano ferri per la maglia, stecche di ombrello, raggi di bicicletta o elettrodi di saldatrici. Qualcuno utilizza spiedini di legno oppure più romanticamente steli di spighe di grano.
L’impasto è a base di semola ed acqua, ma c’è chi ci aggiunge anche le uova.
In Sardegna i maccheroni con il ferro si chiamano Sos Maccarrones de erittu. A Lula c’è una bellissima tradizione che li riguarda la cui origine si perde nei meandri della memoria.
Tzia Maria ci racconta che nel paesino della Barbagia nuorese vivevano cinque fratelli. Quando un giorno uno di loro si ammalò, gli altri quattro promisero che se fosse guarito avrebbero preparato maccarrones de erittu per tutti gli infermi del paese in occasione della ricorrenza de sas animas (il giorno dei morti). Così fu, ed oggi i maccarrones vengono preparati per tutti gli abitanti di Lula.
Le donne, riunite in un comitato capitanato da un gruppo di priore, la cui carica si eredita e si tramanda da madre a figlia, si incontrano a partire dal 21 di ottobre e, grazie all’aiuto di un folto numero di volontari, senza sosta preparano maccarones e li distribuiscono a tutto il paese. Secondo un rigoroso ordine di priorità, si portano alle vedove, a chi è stato colpito da un lutto recente e agli infermi, poi si passa ai bambini nelle scuole. Un tempo i maccarrones arrivavano anche alla vecchia miniera, quando era ancora in funzione. Il comitato impasta e cuoce fino a quando c’è semola e fino a quando il millequattrocentoventiseiesimo lulese non è stato servito.
La tradizione coinvolge tutto il paese: anche chi non è occupato a preparare e a cucinare maccarrones de erittu dà il suo contributo come può, regalando semola, pomodori, carne e tutto quanto possa servire alla preparazione della pasta per sas animas, oppure lasciando offerte. La sede in cui si riunisce il comitato, ci racconta Tzia Maria, che ne è una delle priore, è stata acquistata grazie alle offerte dei lulesi.
Se avete voglia di mettervi alla prova, se possedete un ferretto, che sia un pezzo di ombrello, un raggio di bicicletta o un elettrodo per saldatrici, date uno sguardo a questo video di Terra di Sardegna in cui Tzia Maria è all’opera.
Grazie per il bell’articolo,ricorda che quando vorrai sarai sempre Ospite gradita nel nostro paese!!
Sono il présidente amicale Corsica Belgio é sono stato à Lula é ho visto fare pasta al fero é l’ho mangiata buonissima brave à queste donner
[…] di storia, di terra, di bosco, di lavoro, di me stessa che ti sto nutrendo. E non puoi fermarti ai maccheroni al ferretto al sugo di pomodoro, devi arrivare al maialino nero, tipico del territorio, e a un nuovo contorno, […]