Merano WineFestival 2014, una 23° edizione da record

Il 23° Merano WineFestival 2014 sarà ricordato come l’edizione con affluenze da record! Nonostante il grande successo delle passate edizioni, non era pronosticabile un tal trionfo quest’anno considerando l’attuale difficile congiuntura economica. Sfiorate invece le 10.000 presenze, che han portato a stimare un indotto di circa 6 milioni di euro, come affermato dallo stesso Helmuth Köcher, ideatore e organizzatore dell’evento.

Simpatici e curiosi i suoi aneddoti sulla prima edizione, nel lontano 1992, quando la maggior parte degli alberghi rimaneva chiusa, la stagione era considerata bassa con pochissimi turisti in giro per la splendida Merano.

Oggi tutto è cambiato, con stupore e soddisfazione di tanti.

In occasione del MWF tutto si trasforma, con una mobilitazione importante di persone, risorse, attività. Centinaia gli occupati, specie nella logistica del vino che vede far confluire a Merano decine di migliaia di bottiglie provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa. Un effetto “alta stagione” immediato: alberghi sold out, quasi impossibile riuscire a cenare senza prenotazione e file lunghissime persino ai chioschi di hot dog!

I circa 6.800 visitatori han costretto gli organizzatori, specie nella giornata di sabato, a bloccare l’afflusso alla Kurhaus poiché troppo gremita.

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L’apertura del MWF ha il nome Bio&Dynamica, una manifestazione dedicata ai vigneron che hanno scelto di produrre i loro vini “secondo natura”. Dieci anni di crescita continua, da un inizio con pochi e temerari pionieri ad un oggi popolato di un vasto numero di enoappassionati, attentissimi a questi temi.

Ad accendere gli animi degli addetti ai lavori (e non) ci ha pensato il Cult2014, tenutosi nel Pavillon des Fleur, una delle splendide sale che costituiscono il Kurhaus, mettendo insieme, nello stesso luogo e nello stesso momento, quei produttori che han fatto la storia del vino italiano nei loro territori di riferimento.

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Vederli in giro e ascoltarli mentre raccontavano dei loro vini, scorgerli a degustare i prodotti dei loro “competitor”, divertirsi con i loro aneddoti e le loro battute o far tesoro di “pillole di saggezza” dispensate qua e là, la considero una delle migliori esperienze di questo evento.

Come quella con Alois Lageder, con cui più che di vino si è parlato di arte contemporanea, o con Walter Massa, sempre accompagnato dall’eccentrico ed eclettico Pigi (scalzo persino alla cena di gala!). Con i coniugi Pieropan abbiamo condiviso una delle perle di Walter : “io il vino, il primo anno durante la lunga fermentazione, è come se lo mandassi ad Amsterdam a fare quello che vuole, a vestirsi come gli pare, ma poi quando va in bottiglia si deve vestire bene, come se lo mandassi a Londra per lavoro”.

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Un briciolo di nostalgia con Arturo e Maria Luisa di Galardi nel ricordare la mia terra d’origine parlando di quella “Terra di Lavoro” da riscoprire; una deliziosa e reciproca condivisione col nobile Anselmo Guerrieri Gonzaga nel trovarci a prediligere il ‘bordolese trentino’; per poi tornare bambino ascoltando Giorgio Grai, il “Maestro” di 84 anni, ancora in giro per l’Italia a creare vini, definitosi lui stesso “italiano fra i tedeschi e tedesco fra gli italiani”, un tuffo al cuore come non mi succedeva dai racconti dei miei nonni.

Infine Eleonora e Marco di Oasi degli Angeli, a mio parere i più bravi al MWF, e quella sensazione di sentirmi tra i fortunati ad aver potuto degustare in loro compagnia il Kurni e il Kupra!

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Grande eccitazione l’ho provata entrando nel salone delle feste del Kunahus, che ha ospitato dal sabato al lunedì circa 400 produttori provenienti da tutt’Italia, e nel salone riservato anche ai produttori internazionali, dove spiccavano molte Maison in terra di Champagne e i Grands Crus dei Bordeaux.

Tra i nomi internazionali, con orgoglio italiano cito Encry, l’unica maison italiana in Champagne, con i suoi Grand Rosé Prestige 2009, Brut 2009, Zéro Dosage 2009 e il Millésime 2005

I rossi nostrani hanno visto ancora una volta come protagonisti i Piemontesi, con Bruno Giacosa Barbaresco Albesani Vigna Santo Stefano ’11, Conterno Fantino Sorì Ginestra Barolo ’10, Damilano Barolo Cannubi ’10, Renato Ratti Barolo Rocche dell’Annunziata ’10, Parusso Riserva Oro Barolo Riserva Bussia ’06, Pio Cesare Ornato Barolo ’10, Prunotto Barolo Bussia Riserva Vigna Colonnello ’09, Ceretto Barolo Brunate ’05, Braida Al Suma Barbera d’Asti ’04, Punset Campo Quadro Barbaresco ’04.

 

Insieme a quest’ultimi i Toscani, tra cui i più rappresentativi Tignanello 2001, Sassicaia 2011, Ornellaia 2006, Castello di Ama Vigneto la Casuccia Chianti Classico 2007, Montevertine ’08 e Montevertine Il Sodaccio ’95, Bibi Graetz Colore ’09, Le Macchiole Messorio ’10, Biondi Santi Brunello di Montalcino Riserva 2008.

Forte determinazione dei grandi Amaroni e qualche outsider. Dei primi indicativo quello Classico 2000 di Allegrini, il 2002 di Romano Dal Forno, il 2006 di Bertani, il Campolongo 2007 di Masi e il 2011 di Tommasi.

I padroni di casa Südtirolesi, per la categoria dei bianchi hanno presentato i migliori presenti, di altissimo livello, come quelli Kellerei Terlan, Kellerei St. Michael Eppan, Kellerei Kaltern, Colterenzio, Abbazia di Novacella, Alois Lageder. Tra gli ospitati da segnalare La Bora di Edi Kante, Vedicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2010 di Bucci, il Fiorduva 2009 di Marisa Cuomo, il Derthona Costa del Vento Timorasso 2008 di Massa, l’orangewine Ribolla Riserva 1998 di Gravner.

Le bollicine più notevoli del panorama italiano si chiamano Ca’ del Bosco, con il Dosage Zero millesimato 2001 Vintage Collection e le Cantine Ferrari con Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1995.

Un breve passaggio in questo scenario lo merita un apparente ma giustificato intruso: la birra!

Anche quest’anno la Forst, per esaltare e consolidare questo connubio vino-birra ha fatto un bellissimo regalo al MWF creando in edizione limitatissima, con sole 60 bottiglie, una birra davvero insuperabile.

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Definita il “pane liquido” per il suo 50% di segale, oltre a orzo e mais, questa invenzione è stata considerata un elemento di forte legame con un territorio, la Val Venosta, che fa della segale uno dei suoi principali cereali. Per la sua fermentazione è stata impiegata una barrique, usata più di 20 anni fa per far maturare il Marsala, che poi Puni (prima e unica distilleria di Whisky in Italia) ha utilizzato per far affinare il suo whisky. Il processo produttivo si è concluso con una fermentazione secondaria in bottiglia.

A fare da cornice all’eno-mondo il meglio del panorama agroalimentare italiano scovato in giro da Helmuth e dai suoi collaboratori, che han popolato e animato la frequentatissima GourmetArena.

Mentre di grande raffinatezza ed interesse due momenti culturali quali la presentazione della guida ViniBuoni d’Italia, dedicata ai vini da vitigni autoctoni, con la premiazione dei produttori vincitori della “Corona”, all’interno dello splendido teatro Puccini e la proiezione del film di Ferdinando Vicentini Orgnani “Vino dentro”.

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L’iniziativa di beneficenza a favore dell’Unicef per la Costa d’Avorio ha onorato questa manifestazione con un encomiabile nastro blu.

Sono diversi anni che il MWF collabora con l’Unicef grazie alla generosità dei produttori che, con la vendita delle loro bottiglie di prestigio, sostengono progetti solidali. Quest’anno parte degli introiti è stata devoluta al Gruppo Missionario “Un pozzo per la vita” di Merano.

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Direi che gli ingredienti c’erano tutti per un prodotto d’eccellenza. Pieno di emozioni e scoperte, il Merano WineFestival lascia un bel solco di ricordi che dureranno fino all’anno prossimo, insieme ad un bel punto di domanda: come si organizzeranno dopo l’ennesimo meritato successo?

Un motivo in più per tornarci!

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Antonio Cimmino

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