Storie e leggende del garganello

Si tinge di giallo la nascita dei garganelli: a contendersene la maternità due cuoche al servizio di due famiglie di alto lignaggio.
C’è chi giura siano nati nella cucina di Caterina Sforza, moglie di Girolamo Riario signore prima di Imola e poi anche di Forlì dal 1473 al 1488.
C’è chi invece sostiene con forza che la pasta all’uovo rigata ancora oggi molto in voga sia nata nel 1725 grazie alla cuoca del Cardinale Marco Cornelio Bentivoglio, legato pontificio in Romagna.
Si racconta che la cuoca stesse preparando i cappelletti e che, rimasta sprovvista di ripieno (la leggenda narra che un qualche animale domestico lo avesse mangiato), per non buttar via i quadrati di pasta all’uovo prese quello che aveva sottomano, un pettine da telaio ed un fusello per filare la canapa, arrotolò la pasta e le conferì la caratteristica forma di penna rigata che ben conosciamo. La cosse poi nel brodo di cappone preparato per i cappelletti e la portò in tavola riscuotendo grande successo.
Non manca chi vuole che l’origine del garganello abbia invece una connotazione povera e che sia nato in una qualche mensa di campagna nella pianura tra Imola e Lugo di Romagna.
Che si dia credito alla teoria “sforzesca”, a quella “bentivogliesca” o a quella sulle origini povere, il nome del garganello sembra derivare dal termine dialettale “garganel” che indica il gargarozzo, ossia l’esofago. Al gargarozzo di un pollo questa pasta parrebbe assomigliare e come un gargarozzo si riempie di cibo, così un garganello si colma di sugo.
Dal 1989 agli inizi di settembre a Codrignano si tiene ogni anno la Sagra del Garganello.

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Garganelli
Ingredienti per due porzioni abbondanti:
200g di farina 00
2 uova
C’è chi aggiunge una manciata di parmigiano ed una grattata di noce moscata (a riprova delle origini nobili del garganello).

Impastare la farina con le uova fino ad ottenere un impasto liscio e sodo. Potete conservarlo in frigo anche per 24 ore, avvolto per bene in pellicola per alimenti.
Dividere l’impasto in 4 parti, prenderne una e coprire l’impasto restante con una ciotola. Passarlo parecchie volte sotto i rulli della macchina per la pasta, scegliendo lo spessore più doppio. Passare poi il rettangolo di impasto attraverso lo spessore più sottile e ricavare la sfoglia finale.
Quanto detto sinora non vale se siete delle perfette sfogline e sapete tirare ad arte la pasta con il mattarello.
Ritagliare con un coltello dei quadrati di circa 4×4 cm, avvolgerli sul bastoncino di legno e passarli sulle corde dell’apposito pettine. Consiglio: fare in modo che il rettangolo di pasta aderisca bene al bastoncino, ma non premere troppo, o non si riuscirà a sfilare il garganello.
Si tratta di fare un po’ di pratica, ma in questo caso si impara subito. Continuare fino ad esaurimento dell’impasto, infarinando quando necessario con farina 00.

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Lydia Capasso

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