Tu veux faire l’américain

Un ristorante, ma in versione mobile. Su ruote o comunque trasportabile. Per noi italici, che il cibo da strada lo abbiamo nel sangue da sempre, magari sotto forma di colesterolo, e che ai camioncini siamo più che abituati, niente di nuovo sotto il sole. E niente di nuovo anche perché da qualche tempo ce li abbiamo pure in versione gourmet: provare, ad esempio, lo street food in caravan di Mauro Uliassi per credere.

Ma a Parigi, oggi, dilaga in maniera davvero impressionante, come una vera invasione di fumi, vapori, salse e lunghe file, la mania del food truck. Purché, s’intende, gourmet. Non camioncini che vendono coppette di gelato o patatine in busta, o, almeno, non solo quelli: che si desideri una raffinata zuppa o un vero taco messicano, un intero menù vegetariano e biologico o un dim sun, una fragrante quiche o un originale plat du jour, in qualche via della città, magari accanto ad un parco e a qualche panchina dove sedersi a sgranocchiare, di sicuro c’è. Su ruote.

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La moda, pare, proviene dagli Stati Uniti, in particolare da New York, ed è stata inaugurata da veri e propri chef che hanno deciso di offrire le proprie creazioni, in versione più semplice e più fast, nelle strade, uscendo dal rifugio delle proprie cucine per incontrare la città; moda accolta con gridolini di giubilo dagli yankees residenti o di passaggio nella Ville Lumière, anche perché uno dei suoi elementi caratterizzanti è il trionfo dell’hamburger. Gurmé pure quello, che lo diciamo a fare.

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Va chiarito: sarà anche cibo prevalentemente in stile oltreoceanico, ma l’american food in questo caso beneficia di un tocco inconfondibilmente parigino che lo nobilita. Gli Americani si dicono felici di aver convinto i Parigini che il loro cibo non è solo junk, forse però sono i Parigini, in realtà, a dover convincere gli Americani che, date per presupposte una carne eccellente e nessuna traccia di “pink slime”, l’hamburger può andare ben oltre l’usata compagnia di Cheddar e bacon. Fourme d’Ambert, Comté, Bleu d’Auvergne, cipolle caramellate, composte di ogni genere, birre artigianali, pane filologicamente corretto (panino tondo morbido e briosciato con semi di sesamo) ma meraviglioso; cotture più al sangue che medie: l’hamburger vive una rinascita in terra francese sfiorando il livello della prelibatezza.

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Tra i primi pionieri, Le Camion Qui Fume, hamburgeria itinerante costantemente onorata da una lunga fila di clienti in attesa, ma poi c’è solo l’imbarazzo della scelta, ad esempio tra Cantine California (che serve anche autentici tacos messicani) o il novello truck de Le Comptoire de l’Epicerie du Père Claude, storico locale che alcuni ritengono serva il miglior hamburger di Parigi e che, colta la tendenza e il suo inarrestabile vento, ha di recente messo la sua perizia su ruote in doppia veste: Wagy Burger Bus, per l’adorata polpetta (di pregiatissimo manzo Wagyu, non so se mi spiego) e Camion à Bocaux, in cui piatti diversi e più originali vengono serviti in barattoli di vetro.

Ma l’hamburger non è solo, e per avere un’idea della quantità e varietà dell’offerta gastronomica ambulante non vi resta che consultare uno dei siti ad essa dedicati che vi aggiornano sul calendario degli spostamenti, giorno per giorno, del Camion à frites o di Gourmet Nomade, di El carrito clàsico argentino o del Camion à pizza (con tanto di forno a legna), di Deux Filles Un Camion o di Le Réfectorie, e tengono traccia delle nuove nascite nel mondo dei food trucks, come ad esempio il furgone delle Tartes Kluger che al momento staziona stabilmente nel cortile del BHV Homme. Siti come But where is the truck e Easy Food Truck.

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Però un hamburger coi fiocchi lo si trova anche senza dare la caccia ai ristoranti itineranti, dal momento che ormai è diventato un fenomeno di costume. Basta andare, per esempio, da Blend, che a parere di chi scrive serve uno dei migliori mai assaggiati: carne fornita da Yves-Marie Le Bourdonnec, pane artigianale, composte e salse maison (Le Camion Qui Fume, ad esempio, fa orgogliosamente mostra di quelle classiche della Heinz), formaggi di classe, birre interessanti; per dieci euro si ha un panino di serie A che si consuma con calma al tavolino. Calma relativa, considerata la folla. Il personale è gentilissimo e l’hamburger viene servito d’ufficio saignant, salvo che non venga richiesta una cottura diversa. Siamo a Parigi, che diamine, anche se vogliamo fare gli Americani.

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Giovanna Esposito

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